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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2023
Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna – durissimo e al contempo vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende – e ce lo restituisce nel suo romanzo più maturo e incalzante. Leggerlo è una corsa notturna nel bosco, con il cuore in gola.
I segreti tornano sempre a galla attraverso le leggende.
È l'estate del 1954, Giacomo Nef ha undici anni e con i due fratelli maggiori vive dai nonni paterni a Daghè, sulle pendici del Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi. "Tre case, tre fienili, tre famiglie." I bambini sono orfani e l'anziano capofamiglia li tratta con durezza e severità, soprattutto il più piccolo. Il nonno è convinto infatti che Giacomo sia nato da una relazione della nuora in tempo di guerra e lo punisce a ogni occasione, chiudendolo a chiave nella stanza delle mele selvatiche. Lì il ragazzino passa il tempo intagliando il legno e sognando l'avventura, le imprese degli scalatori celebri o degli eroi dei fumetti, e l'avventura gli corre incontro una tarda sera d'agosto. Con l'approssimarsi di un terribile temporale, Giacomo viene mandato dal nonno nel Bosch Negher a recuperare una roncola dimenticata al mattino. Mentre i tuoni sembrano voler squarciare il cielo, alla luce di un lampo scopre vicino all'attrezzo il corpo di un uomo appeso a un albero. L'impiccato è di spalle e lui, terrorizzato, fugge via. Per tutta la vita Giacomo cercherà di sciogliere un mistero che sembra legato a doppio filo con la vita del paese, con i suoi riti ancestrali intrisi di elementi magici e credenze popolari. Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna – durissimo e al contempo vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende – e ce lo restituisce nel suo romanzo più maturo e incalzante. Leggerlo è una corsa notturna nel bosco, con il cuore in gola.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Emoziona realmente, con una storia seppur inventata molto verosimile.
Ho amato questo libro, dalla prima all'ultima riga. Giacomo, il protagonista di questa storia, ha ricevuto una risposta a una sua domanda che forse serviva più a me. L'avrò letto nel momento in cui mi serviva? Può essere... Ma lo consiglio comunque a tutti. Emozionante
Il protagonista di questa storia è Giacomo, che, rimasto orfano, vive con i nonni paterni e i due fratelli maggiori in una frazione bellunese tra le montagne venete. Siamo nel 1954 e Giacomo, tornato nel Bosch Negher per recuperare un attrezzo dimenticato dal nonno, nota un uomo impiccato senza una scarpa, che dondola tra i rami dell'albero a cui è legato. Terrorizzato, il ragazzino fugge via senza rivelare niente a nessuno. Purtroppo, l'esser tornato indietro senza aver portato a termine il compito affidatogli dal nonno, gli procura una dura punizione corporale, con conseguente "prigionia" dentro la stanza che profuma di mele. Giacomo cresce lontano dalle montagne, prova a indagare sull'identità di quel corpo penzolante, ma è necessario che passino quarant'anni prima che, ormai artista affermato, riesca a rimettere piede nei luoghi d'infanzia, farsi sopraffare dai ricordi, per chiudere, così, un cerchio. Nonostante l'interesse per la risoluzione dell'enigma del Bosch Negher, la seconda parte della storia perde, a mio parere, forza narrativa nel descrivere il processo di catarsi del protagonista, forse un po' troppo semplicistico, incidendo così sulla qualità totale del romanzo. Mi aspettavo che la risoluzione del trauma infantile avvenisse in modo più graduale, secondo meccanismi psicologici più complessi. La sensazione è stata, quindi, di una conclusione affrettata, che ha reso la lettura meno accattivante e non in linea con la prima parte del romanzo.
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