Questa seconda parte della dilogia/testamento di Cormac McCarthy è esclusivamente costituita dai dialoghi tra Alicia Western, volontariamente ricoverata presso la casa di cura psichiatrica Stella Maris, e il dottor Cohen, che l’ha presa in cura, durante il susseguirsi delle loro sedute di analisi. Apprendiamo così la versione di Alicia circa gli accadimenti che, ne “Il passeggero”, erano stati narrati secondo il punto di vista del fratello Bobby. Alicia, sollecitata dalle pacate domande del dottore, disquisisce della propria famiglia: il padre fisico che ha collaborato alla costruzione della prima bomba atomica, la madre morta prematuramente di cancro, la nonna che l’ha allevata presso la sua fattoria, il fratello, amato senza speranza, nella convinzione di essere da lui ricambiata, pur rifiutandola. La matematica, la musica, l’inconscio, la realtà diversa dalla sua apparenza, il dolore del mondo, unica vera essenza dell’esistenza umana, sono gli argomenti trattati da Alicia, con una filosofica assenza di speranza nel bene.
