Libro molto bello che parla di un negozio di bambole ricevuto in eredità dal nonno. I vari capitoli narrano vari episodi che riguardano bambole e peluche. Ma la cosa molto bella e sorprendente è che l'autore cambia per ogni episodio ambientazione, spostandosi dell'ironico al noir. Gli stessi membri del negozio hanno tante sfaccettature e ed emozioni nascoste. Libro molto scorrevole.
Le storie del negozio di bambole
Trentenne e appena licenziata dall'agenzia pubblicitaria per cui lavorava, Mio eredita dal nonno il piccolo negozio Tamasaka, specializzato nella riparazione di bambole e pupazzi. Nella sua nuova attività è affiancata dal giovane Tominaga, figlio viziato di una ricca famiglia, e dal misterioso Shimura, artigiano capace di aggiustare quasi ogni genere di modello. Grazie al loro aiuto, Mio assicura al negozio un futuro. Sempre più clienti si presentano fiduciosi nel piccolo atelier, attirati da quello che promette, ossia di poter riparare anche le bambole che «sembrano senza speranza». Nei sei racconti che compongono il libro, collegati tra loro in modo da formare una sorta di romanzo, Mio e i suoi due dipendenti non si limitano a occuparsi delle riparazioni, che richiedono ricerche e indagini approfondite per poter essere fatte a regola d'arte, ma ricostruiscono con sensibilità le ragioni per cui bambole e peluches sono preziosi per i loro proprietari. Grazie alla sua capacità narrativa e alla profondità del suo sguardo, Tsuhara Yasumi fa emergere in queste pagine gli esseri umani in tutta la loro complessità, con i loro lati più intimi e inconfessabili e il vissuto talvolta drammatico che li ha segnati per sempre.
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Anno edizione:2020
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Filomena 27 dicembre 2024Una bella scoperta
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cogito_ergo_lego 08 gennaio 2024Siamo affezionati all'oggetto in sé o ai ricordi che vi sono legati?
"Le storie del negozio di bambole" cerca di rispondere a questa domanda attraverso una narrazione divisa in sei capitoli, che corrispondono a sei storie che, a loro volta, utilizzano metodologie narrative diverse per veicolare messaggi diversi. I giocattoli, nello specifico le bambole, diventano uno strumento di analisi non soltanto della vera storia dietro la creazione delle stesse (con particolare attenzione anche alla spiegazione delle diverse tipologie esistenti al mondo), ma anche quali sentimenti leghino l'essere umano a questa riproduzione che ha tanto dell'umano quanto dell'inanimato. Protagonista del libro è Mio, una trentenne appena disoccupata che eredita dal nonno un negozio in cui vengono riparati bambole e orsacchiotti. Un'attività che sembra calata in un contesto fuori dalla concezione moderna per cui "ciò che è rotto si butta"; idea che perlomeno la narratrice non solo ha ma che riflette anche su se stessa. Per tutto il tempo del romanzo, infatti, il lettore è in grado di leggere i sentimenti più profondi di Mio, la quale, a modo suo, si sente rotta tanto quanto un qualsiasi giocattolo che le viene portato. Lascio a voi scoprire se anche lei riuscirà a ripararsi oppure no. In generale, è stata una bella lettura che ha avuto anche un giusto tempo, non si è dilungata troppo nella narrazione ed è finita nel l'esatto momento in cui ho sentito che sarebbe stato meglio se finisse. Strutturalmente parlando, è molto simile a "Finché il caffè è caldo", quindi la storia principale fa da contorno ai singoli racconti che hanno inizio e fine ben precisi.
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