La strada di fango giallo

Entrare in questo racconto significa accedere ad un ambiente letterario caratterizzato da elementi, personaggi, relazioni sociali e trame totalmente irrazionali. A ciò possono facilmente conseguire da parte del lettore sensazioni di stupore, incredulità, smarrimento o addirittura disgusto, ma la prosa scorrevole e i continui cambi di prospettiva (sia a livello di linee narrative dei personaggi, sia per l'utilizzo indistinto di immagini più astratte e, anche se solo potenzialmente, simboliche, o concrete e immediate) rendono il racconto e tutti i suoi elementi sempre più coinvolgenti e affascinanti.

Al margine della città si trovava una strada di fango giallo, la ricordo molto bene”. Inizia così “La strada di fango giallo”, un romanzo unico, completamente indecifrabile. Inizia con un postulato che viene prontamente smentito. Ogni frase afferma il suo contrario, ogni dialogo porta ad un vicolo cieco. Le conversazioni sono assurde e vaneggianti. Leggerlo è un’esperienza mistica, una crocevia di sentenze e smentite che rendono il romanzo una confluenza di squilibri contorti, un racconto di sogno e di follia. I protagonisti vivono in un contesto alienante, una finestra su un mondo apocalittico e pur comprendendo la condizione in cui stagnano, non si preoccupano di risolverla, ma si adeguano alla nefandezza che li circonda. Esistenze decadenti e compromesse. Gli abitanti della strada subiscono una serie di eventi che sconvolgono le loro vite, sono vittime consapevoli della strada stessa, della comunità a cui appartengono, dell’inquinamento che aleggia, dei sogni di cui la strada non riesce a liberarsi. Un confine labile, forse invisibile tra realtà e sogno. Perché non è forse la vita stessa un sogno ad occhi aperti?