La strada

La storia: alcuni anni dopo l'apocalisse nucleare pochi sopravvissuti, tra cui un padre e un figlio, lottano per sopravvivere al freddo del lungo inverno nucleare, in viaggio verso il sud e il mare in cerca di un po' di tepore. Lo stile: più che per la trama il libro è eccezionale per lo stile espositivo. Sembra proprio di essere lì, in un mondo desolato, senza flora, senza fauna, affamati, al freddo, costantemente all'erta per cogliere il minimo segnale di pericolo, una continua lotta per la sopravvivenza animata dalla fiammella della speranza. E dalla consapevolezza di essere tra "i buoni". Coinvolgente, triste, non adatto per chi cerca nella lettura un momento di evasione.

L'ambientazione è post-apocalittica. In maniera tacita, ovvero senza mai farvi cenno, lo scrittore descrive (presumibilmente) quello che diventerebbe il nostro pianeta a seguito di un impatto con un asteroide. A grandi linee, ciò che portò all'estinzione dei dinosauri nel tardo cretaceo. Il tutto ambientato, però, in tempi moderni. Nelle poche pagine che compongono il libro, seguiremo la lotta per la sopravvivenza di un padre e di suo figlio. Il loro nascondersi dai "cattivi" che depredano, uccidono e mangiano altri uomini. Le loro fatiche per combattere fame e malattie. Le loro lotte interiori per mantenere vivo il "fuoco", quella scintilla di umanità che, in un mondo ridotto allo stremo, rischia di svanire per sempre e trasformarci in animali pronti a qualsiasi cosa pur di sopravvivere. Il tutto culmina in un finale amaro ma che è la perfetta metafora della vita e del senso di essa: tramandare conoscenze e valori di generazione in generazione e prendersi cura dei più piccoli finché non saranno pronti a lasciare il nido e farcela da soli. Di positivo c'è l'atmosfera che l'autore riesce a creare. Rende perfettamente la miseria, la disperazione, la difficoltà di vivere in simili condizioni. Il libro è scritto in un'ottica diversa dalle "americanate" alle quali siamo abituati: non ci sono eroi, non ci sono super-uomini, ma solo individui che, in un mondo alla deriva, lottano giorno per giorno, fino allo stremo delle forze, per restare in vita. Senza guardare a un passato ormai perduto, né programmare un futuro troppo incerto, ma solo lottando nel presente. Gli aspetti negativi sono tutto sommato marginali, considerando la tipologia di romanzo. Diverse inesattezze "scientifiche". In primo luogo, l'alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni: in caso di impatto che, come lasciato intendere nel libro, avvolgerebbe la terra in una cortina di fumo e detriti, non ci sarebbe nulla di tutto questo, se non una gelida notte lunga millenni. O il raccogliere l'acqua piovana per berla o lavarsi. Va da sé che, da un'atmosfera soffocata da simili sostanze, potrebbero venir giù soltanto piogge acide, nocive e corrosive. E poi, nonostante il libro sia abbastanza piccolo, l'autore ha una certa tendenza a dilungarsi su concetti già esposti e chiariti in frammenti precedenti del testo, il che fa perdere un po' di ritmo a un libro che, con qualche pagina in meno, mi sarebbe piaciuto molto di più. Ad ogni modo, sicuramente una lettura piacevole e originale, un libro che sa creare pathos e angoscia e che sa anche commuovere. Nel complesso, difetti trascurabili e opera altamente consigliata.

Un libro particolare, difficile, ma da leggere. La prosa scarna di McCarthy è uno specchio del mondo in cui i protagonisti si trovano a vivere: deserto, arido, brullo, coperto di cenere e popolato da esseri che ormai di umano hanno ben poco. L’uomo e il bambino protagonisti però, nonostante gli stenti e le difficoltà, non cedono alla brutalità dilagante, perché sanno di essere i buoni e di portare il fuoco nel mondo. È un libro introspettivo, filosofico, in cui succede poco, ma si riflette molto: sconsigliato a chi cerca l’azione e l’adrenalina pura, consigliato a chi apprezza letture profonde.