Studi e svaghi inglesi - Mario Praz - copertina
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Studi e svaghi inglesi
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Garzanti (Saggi Blu.); 1983; Noisbn ; due volumi in brossura ; 21 x 14 cm; pp. 1941; Prima edizione ; leggeri segni d'uso alle copertina, interno buono, ex-libris alla seconda di copertina di entrambi i volumi ;«Non troverete in questo libro un sistema filosofico o, per adoperare il linguaggio del guardaroba, un cappotto o un vestito che possa servirvi di protezione contro l'inclemenza del tempo», scriveva negli ultimi anni di vita Mario Praz, introducendo il lettore alla sua antologia personale. Voce dietro la scena. «No, il mio guardaroba abbonda d'indumenti inutili, seppure indumenti possan chiamarsi: abbonda di cose poco servibili e poco ordinarie, magari più di un tantino bizzarre e melanconiche; è documento di poche idee ma di molte manie.» La metafora dell'armadio, così felice nel gioco dell'understatement, s'adatta benissimo anche a questo affascinante libro, dove sono davvero stipate tutte le «manie», le passioni e le riflessioni del Professore sull'amata terra dell'anglistica. A poco a poco, dai trentacinque brevi saggi che lo compongono emergono «motivi e figure di importanza decisiva nella storia del gusto e della cultura. E così si scopre quel tortuoso fiume sotterraneo che è la tradizione ermetica; l'insorgere di temi tipicamente preromantici nel visionarismo di William Blake e nelle settecentesche teorie del Sublime; l'affermarsi del mito mediterraneo del Viaggio in Italia, che dal Settecento si proietta fin sulle anemiche zitelle forsteriane e jamesiane, persuase di vedere riprodotte le proprie sembianze nelle figure femminili del Lippi o del Botticelli. Ma la miglior vena saggistica di Praz si rivela soprattutto nell'appassionata evocazione di spiriti eccentrici e bizzarri come William Beckford o Baron Corvo - inseguiti nel loro decadente destino di «fanciulli morbosi» e poi di vecchi bisbetici e tiranni - o nel pietoso, ma sotto sotto maligno, ritratto di donne consumate dall'egoismo dei grandi. In queste pagine Praz si concede però anche alcune riflessioni teoriche di ampio respiro: come quando polemizza con la lettura freudiana di Poe tentata da Marie Bonaparte, e con il metodo psicanalitico, che egli vede come «lo sviluppo flamboyant del positivismo». Il secondo volume di «studi e svaghi» raccoglie articoli apparsi dopo il 1966, sino ai più recenti del 1980, che testimoniano della instancabile attenzione di Praz ai contemporanei (Mary McCarthy, Gore Vidal, Jerzy Kosinski), e non di rado ci fanno assistere ai suoi memorabili scatti d'ira, magari contro la facile deperibilità delle rilegature d'oggi, che costringono il Professore a laboriose operazioni di fasciatura con lo scotch. Con ingordo eclettismo, sconfinata dottrina e elegantissima sprezzatura, Praz si muove nei giardini d'Inghilterra e d'America, cogliendo imprevedibili nessi e corrispondenze, e producendosi in inclementi requisitorie (sulle traduzioni frettolose) e in velenose, godibilissime stroncature, come nei saggi che castigano l'insopportabile saccenteria di «Gertrude Stein, pietra tombale della prosa».; L'immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

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Mario Praz

(Roma 1896-1982) critico e saggista italiano. Insegnò in università anglosassoni e a Roma, dove tenne la cattedra di letteratura inglese. Al rigore scientifico delle ricerche filologiche ed erudite ha intrecciato la qualità della sua prosa d’arte, sapientissima nell’evocare un ambiente, un personaggio, un clima culturale, un’opera di fantasia, mediante una gamma di registri stilistici che variano dall’ironico al nostalgico, al caustico. La bibliografia dei suoi scritti, fino al 1976 (Panopticon romano secondo, 1977), abbraccia oltre 2320 voci, fra cui una quarantina di volumi, molti tradotti in varie lingue. Fra gli studi di anglistica sono da ricordare: Secentismo e marinismo in Inghilterra (1925), Studi sul concettismo (1934), Storia della letteratura inglese (1937). L’erudizione e il gusto...

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