interessante satira sul mondo editoriale, fa sorridere, ma al tempo stesso mette tristezza.
Sull'orlo del precipizio
Cosa succederebbe se tutte le principali case editrici italiane si trovassero raggruppate sotto un'unica sigla? Giorgio Volpe è il più grande scrittore italiano, una potenza nel campo delle lettere. Alla consegna del nuovo romanzo "Sull'orlo del precipizio", scopre che una cordata di investitori ha inghiottito la sua casa editrice. Ora al comando sono caricature in completo scuro che odiano le metafore e "amano le saponette se il pubblico vuole saponette". Cercando una via di fuga editoriale come un uomo che annega cerca l'aria, Giorgio affonda nel grottesco e nell'angoscia di chi vede messa in discussione la propria libertà di espressione. Antonio Manzini ha scritto una satira spietata ed esilarante. Una distopia alla Fahrenheit 451, dove è il mondo dei libri a bruciare se stesso e non un potere esterno.
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Anno edizione:2015
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ela_ 27 giugno 2023amaro
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Un racconto irriverente, satirico e insieme spassosissimo. Manzini strappa non poche risate con i suoi personaggi caricaturali e le sue situazioni esasperate, ma è una lettura che lascia un retrogusto amaro perché ci ricorda come l’editoria sia di fatto legata a piani commerciali ed esigenze di mercato, come dimostrano i coloratissimi e pubblicizzatissimi libri di dubbia qualità che affollano ogni giorno le librerie. Allora immaginare un mondo in cui la cultura sia totalmente asservita alle leggi del denaro a scapito della libertà e varietà di espressione non sembra poi uno scenario così improbabile e fantasioso.
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Il breve, divertente romanzo di Antonio Manzini, “Sull’orlo del precipizio”, é una satira acuta e intelligente sul mondo dell’edtoria, sulla deriva in cui essa può precipitare in seguito a scelte dettate da un interesse unicamente economico a discapito della cultura e dell’arte. Attraverso il personaggio di Giorgio Volpe, autore di successo, pluripremiato, Manzini imbastisce una storia che suscita a tratti un’ilarità irrefrenabile. Manzini ci offre pagine esilaranti che descrivono la volontà di due grossolani editor, che pretendono di modificare Manzoni o reinterpretare Tolstoi, eliminando per giunta, tutto ciò che di triste possa essere contenuto nella trama delle loro opere. I nuovi immaginari squali che dirigono le scelte dei lettori e ne orientano il gusto verso contenuti e forme sempre più volgari, mostrano un sostanziale disprezzo verso il pubblico al quale si rivolgono. Non sono dunque solo gli autori, con la loro arte, ad essere mortificati, ma altrettanto risultano vilipesi i lettori, trattati come un volgo ignorante senza gusto né cultura. Possibile contrastare tutto questo? Ai lettori l'ultima parola.
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