Sara Rattaro si è concentrata sulla parte più difficile dell’essere madri e ce l’ha raccontata. È un libro triste, quel genere di lettura che non va affrontata per puro svago. Ci sono sensazioni ed emozioni che tutti conosciamo bene ma che è difficile descrivere nero su bianco. L’autrice ci riesce e spinge alla riflessione. Veramente bello. Il pregio migliore di questo libro è aver affrontato diverse storie riuscendo a descriverci i pro e i contro di ogni situazione, così da permetterci l'immedesimazione sia nei carnefici che nelle vittime. E poi la scrittura è intensa e coinvolgente senza essere prolissa: letto in due ore!
"Ci sono cose che solo una mamma può capire. E che, purtroppo, solo una mamma può sentire". Una madre rimane sempre una madre. Non smette mai di esserlo. Qualunque cosa accada. Anche quando non esiste nulla di più difficile al mondo. Lo sa bene Francesca, che ogni settimana va in carcere a trovare suo figlio accusato di un reato gravissimo: omicidio. Lei che continua a domandarsi dove abbia sbagliato. Perché negli occhi di Andrea fatica a riconoscere il bambino che ha cresciuto. Ma il suo cuore non può fare altro che proteggerlo. E la missione di ogni madre. Proprio quella missione che Teresa sente di aver fallito nel momento in cui sua figlia le è stata strappata via troppo presto in un incidente d'auto. Lei non era lì a difenderla per non lasciarla andare. Un dolore troppo grande che l'amore materno di Teresa non riesce ad accettare, al punto da creare una realtà diversa in cui la ragazza gira ancora per la casa a portare luce con il suo sorriso. Francesca è la madre di un carnefice, Teresa la madre di una vittima. Eppure sono solo due donne che devono in qualche modo superare la sconfitta delle loro speranze, dei loro sogni di un futuro felice per i figli. La loro sofferenza assume le stesse tonalità, usa le stesse parole, piange le stesse lacrime. Perché il confine tra l'errore e la verità si confonde. Non è mai netto. L'amore più puro può trasformarsi in un peso troppo grande da sopportare. Può fare male o far sbagliare...
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Anno edizione:2015
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Formato:Tascabile
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Martina Dessì 10 maggio 2018
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Quasi quattro anni fa ho “incontrato” virtualmente Sara Rattaro, scrittrice genovese, per la prima volta; esattamente (e casualmente) un anno dopo ci siamo “riviste” e ho nuovamente recensito il suo libro. Oggi torno a parlarvi di lei perché ancora una volta mi ha appassionato e commosso con un’altra sua opera, “Sulla sedia sbagliata”, che mi ha “chiamata” dagli scaffali della mia nuova biblioteca di Sestri. È un libro che non lascia indifferenti, che fa male, che colpisce al cuore e che si può essere tentate/i di non concludere perché racconta il dolore straziante di alcune madri, ma anche di alcune figlie e figli, che si trovano a vivere situazioni drammatiche che sconvolgono le loro vite, ognuna straordinariamente descritta dall’autrice che scava impietosamente nelle pieghe di ogni psiche per cercare di capire le ragioni di ogni storia, che sono sì diverse ma accomunate da un elemento: il rapporto madre/figlio/a che così viene descritto in quarta di copertina “una madre rimane sempre una madre, qualunque cosa accada. Una madre deve essere forte a ogni costo. Una madre sa che il suo cuore non sbaglia mai perché batte all’unisono con quello del proprio figlio”.
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Storie drammatiche di madri che amano i propri figli, pronte a fare e dare tutto per loro. Al di sopra di tutte è la storia di Francesca, che riversa sul figlio Andrea anche l'amore del padre venuto a mancare prematuramente. Come un fulmine a ciel sereno la vita di Francesca cambia improvvisamente e le sembra di essere sprofondata all'inferno quando suo figlio viene accusato di omicidio. Tutto ciò che prima era fonte di gioia e felicità si tramuta in un attimo in incubi angosciosi. L'Autrice, Sara Rattaro, analizza con maestria i sentimenti di una madre angosciata, pronta a tutto per il proprio figlio, ma che, ahimè, realizza che non può più proteggerlo come vorrebbe. Con vere pennellate l'Autrice dipinge l'incubo-dramma di Francesca ed il lettore non può non partecipare al suo grande dolore. Molto bello, il racconto si legge tutto d'un fiato. Un bravo altamente meritato all'Autrice.
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