Origini e breve storia della Scapigliatura
Il volto ribelle della nostra letteratura ottocentesca, un movimento che ha saputo anticipare i conflitti e le inquietudini del Novecento. Un invito a riscoprire pagine dove la passione, la disillusione e la libertà si intrecciano in un’unica, originalissima voce.
La Scapigliatura nasce nella Milano dell’Ottocento - tra gli anni Sessanta e Ottanta -, in un’Italia da poco unita e ancora alla ricerca di una propria identità letteraria. I suoi protagonisti – scrittori, poeti, artisti – si definiscono “scapigliati”, cioè disordinati, insofferenti alle regole. È un nome - che deriva dal termine francese “déchâiné” (“sregolato”) e viene tradotto in italiano come “scapigliato”, cioè ribelle, anticonformista - che diventa simbolo di un rifiuto più profondo: quello contro la morale borghese, le convenzioni letterarie e la rigidità culturale del tempo. Essere scapigliati significava vivere e scrivere in modo libero e provocatorio, inseguendo un ideale di arte totale, in cui poesia, musica e narrativa si fondono. Le loro opere raccontano amori tormentati, sogni inquieti, visioni oniriche e una costante attrazione per la morte e la follia.
Le caratteristiche principali della Scapigliatura sono l’uso di toni cupi e visionari, la predilezione per temi come la morte, il sogno, l’amore malato, la follia e il soprannaturale, oltre a un linguaggio più libero e sperimentale, capace di fondere prosa, poesia e musica. Gli scapigliati amano scandalizzare - con la necrofilia ad esempio - e cercano un’arte nuova, inquieta, in cui convivano idealismo romantico e disincanto moderno.
La Scapigliatura è infatti spesso considerata la prima avanguardia italiana moderna, un ponte tra il Romanticismo e il Decadentismo. Il suo stile è libero, musicale, a tratti visionario; il suo tono, insieme lirico e corrosivo. Leggere un testo scapigliato significa entrare in un mondo dove la bellezza convive con l’inquietudine e dove l’arte diventa una forma di resistenza morale.
Tra gli autori più rappresentativi troviamo Emilio Praga, poeta e narratore dal tono ironico e malinconico; Iginio Ugo Tarchetti, autore del romanzo Fosca, emblema dell’amore malato e dell’inquietudine esistenziale; Arrigo Boito, poeta e musicista, autore dei celebri libretti per Verdi; e Camillo Boito, che racconta con eleganza e inquietudine l’amore e la decadenza borghese.