Romanzo di formazione, dove il narratore mantiene uno stile ironico e non cade mai nel patetico. Piacevole lettura, per gli amanti del genere
Tentazione
«Un capolavoro fagocitato dalla storia, dove un bambino nato sotto una cattiva stella insegue ardito la sua fortuna». - Natalia Aspesi
"Tentazione" è stato definito dai critici americani «a mix of Charles Dickens and Vicki Baum»: come dire, un po’ Oliver Twist, un po’ Grand Hotel. In realtà, tutto quello che potrebbe esserci di patetico nell’infanzia del piccolo Béla, abbandonato dalla madre nelle grinfie di un’orribile virago, è costantemente contraddetto dal tono del narratore, la cui ironia non viene meno neanche nei momenti più difficili. E quando infine, a quattordici anni, Béla raggiungerà la madre, anche sopravvivere nella Budapest degli anni Venti, e poi degli anni Trenta, si rivelerà un’impresa quasi disperata. Tanto più che dovrà continuamente barcamenarsi fra due mondi opposti: l’insanabile miseria del quartiere in cui abita e il lusso sfrenato del grande albergo sfavillante di luci in cui riesce a trovar lavoro. Nell’uno e nell’altro Béla incrocerà, in una vertiginosa girandola di storie, uomini e donne che della vita gli riveleranno gli aspetti più sconcertanti e scabrosi, e conoscerà la tenerezza e la passione, l’amicizia e la generosità – l’abiezione e il tradimento, la caduta e il riscatto.
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Autore:
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Anno edizione:2023
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Marina 01 aprile 2025Coinvolgente
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Marco 27 dicembre 2024Un epopea
Se si amano l'epopee e le difficoltà relative a una vita questo è il libro che fa per te.
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ormos 30 maggio 2024
Definito dai critici americani «a mix of Charles Dickens and Vicki Baum», Tentazione racconta la storia di povertà e riscatto del giovane Béla negli anni venti e trenta del Novecento. Una storia che si fa via via più cruda nello scontro tra due mondi che non possono coesistere: quello dei miseri, dei reietti, dei disperati, e quello lussuoso, snob, esclusivo di un grande albergo di Budapest. Béla capisce presto che “nella vita non esistono cose alle quali non ci si abitui con il tempo, l’uomo sopravvive a tutto quanto non lo uccide. E la morte non arriva così facilmente”. Ecco allora che diventa spregiudicato nei suoi propositi di risalire quella scala sociale che lo vede irrimediabilmente all’ultimo gradino, e per farlo deve accettare le regole del gioco: “in un mondo come il nostro uno può fare solo due cose. O diventa rivoluzionario, o diventa mascalzone”. Non sarà solo in questo percorso: fuori e dentro l’albergo conoscerà il disprezzo e la cattiveria, ma anche la solidarietà e l’indulgenza, verso un finale picaresco e imprevedibile. Voto 3,5.
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