La terza vita di Leo - copertina
La terza vita di Leo - 2
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La terza vita di Leo
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Descrizione


Dedicato alla memoria di Leo de Berardinis, maestro imprevisto del teatro contemporaneo, il volume trae origine da due intensi incontri, promossi nel 2007 e nel 2008 presso il DAMS di Bologna, ma forzando la logica della forma "Atti di convegno" conquista una sua organicità altra. Claudio Meldolesi ne ha inventato la complessa architettura e ha trovato parole forti, a volte misteriose, che incanalano le cento voci dei testimoni: come se Leo lo avesse coinvolto da artista, prima che da studioso, nella regia di un grande spettacolo. Il de Berardinis della terza vita bolognese vi emerge quale protagonista della scena e artefice globale, portatore di istanze rigeneratrici volte all'unificazione dei teatri.

Dettagli

29 marzo 2010
440 p., Brossura
9788872182703

Valutazioni e recensioni

  • DELIO COLANGELO

    Leo, grande regista e sperimentatore della seconda metà del secolo appena trascorso, è da alcuni anni in coma irreversibile vittima di un anestesista sbadato. Sembra una nuova pièce irriverente ed estrema del nostro artista, ma è solo la realtà che rivela la sua irriducibile teatralità. Nato artisticamente nella Roma degli anni ’60, De Berardinis è influenzato dal Living che è molto vicino alle sperimentazioni sulla voce, sui corpi che conduce insieme a Carlo Quartucci e Rino Sudano. Intorno al ‘68 la fruttuosa collaborazione con Perla Peragallo porta alla messa in scena di La faticosa messinscena dell’Amleto di W. Shakespeare e Sir and Lady Macbeth, in cui vi è un totale rifiuto del coinvolgimento del pubblico: si parla di “dialettica violenta” e di autonomia del teatro. Esaurita questa forte spinta polemica, ma senza rinunciare alla sperimentazione, Leo e Perla lasciano l’ambiente delle cantine romane, ormai diventate una moda, per spostarsi a Marigliano che diventa il loro luogo stabile di sperimentazione teatrale. È un ritorno al sud per Leo, campano di origine, che sceglie la via del “decentramento”, una sorta di autoemarginazione produttiva per aprire una nuova fase del suo lavoro. Marigliano, regno della cultura “bassa”, diventa il centro propulsore di un nuovo modo di fare teatro, dissacrante e periferico a fronte di quello centralizzato e d’élite, mescolando Schönberg e la tradizione musicale napoletana, Shakespeare e la sceneggiata. Opere come O’ Zappatore e King Lacreme Lear Napulitane sono totali contaminazioni, work in progress che vengono allestite nelle stalle o che diventano teatro di strada, interpretati da attori non professionisti e soprattutto ai margini del mercato culturale. Da qui parte questo bel volume che racconta la terza vita di questo grande e dimenticato autore.

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