“Può darsi, come scrisse Peter Brook, moderno riscopritore della efficacia di Tito alla prova della scena, che essa sia dovuta al suo essere centrato “sulle più moderne tra le emozioni – sulla violenza, l’odio, la crudeltà, il dolore – in una forma che, in quanto non realistica, trascendeva l’aneddoto e diveniva per qualsiasi pubblico del tutto astratta e perciò totalmente rale”. Gli allestimenti moderni hanno confermato tale vitalità, e Tito è un’opera quasi di repertorio, come non lo era più stato dagli anni 1590. Può darsi tuttavia che ancora più che come fatto teatrale riproponibile, Tito abbia un valore esemplare. Nel testo come lo leggiamo oggi ci sembra infatti di trovare la perfezione di un certo genere drammatico, che il giovane Shakespeare si impose di dominare prima di trascenderlo e passare a nuove conquiste”. Dalla Introduzione di Masolino D’Amico
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Anno edizione:1997
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