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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2023
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Due uomini, uno nella finzione e uno nella realtà, ebbero la possibilità di uccidere Hitler prima che questi scatenasse la Seconda guerra mondiale. A partire di qui, Javier Marías esplora il rovescio del comandamento «Non uccidere». Quegli uomini avrebbero fatto bene a sparare al Führer: è forse lecito fare lo stesso contro qualcun altro? Come dice il narratore di Tomás Nevinson, «uccidere non è un gesto cosí estremo se si ha piena nozione di chi si sta uccidendo».
«"Tomás Nevinson" è il miglior romanzo tra tutti quelli che Javier Marías ha pubblicato finora» – El País
«Vorrei davvero essere nei panni di qualcuno che non ha ancora letto l'ultimo romanzo di Javier Marías e lo sta attendendo davanti a una libreria. Che festa ti aspetta!» – The Objective
«Marías scrive, come sempre, come nessun altro. Perché sta scrivendo per elevarci, per fare con noi – perché no – ciò che Shakespeare ha fatto con le persone del suo tempo» – El Confidencial
«Vale la pena ribadirlo: "Tomás Nevinson" è un romanzo colossale» – HuffPost
Ho avuto un'educazione all'antica, e non avrei mai creduto che un giorno mi si potesse ordinare di uccidere una donna.
Tomás Nevinson, marito di Berta Isla, cede alla tentazione di tornare nei servizi segreti dopo esserne uscito: gli viene proposto di andare in una città del nord-ovest della Spagna per identificare una persona che dieci anni prima aveva preso parte ad alcuni attentati dell'Ira e dell'Eta. Siamo nel 1997. L'incarico reca la firma del suo ambiguo ex capo Bertram Tupra, che già in precedenza, grazie a un inganno, aveva condizionato la sua vita. Tomás Nevinson è una profonda riflessione sui limiti di ciò che è lecito fare, sulla macchia che quasi sempre accompagna la volontà di evitare il male peggiore, e soprattutto sulla difficoltà di determinare quale sarà quel male. Sullo sfondo di episodi reali del terrorismo europeo, Tomás Nevinson è la storia di ciò che succede a un uomo al quale è già successo di tutto e al quale, apparentemente, non poteva succedere piú nulla. Ma, finché la vita non finisce, tutto può accadere...
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non ho letto il libro precedente di Berta Isla e mi sono fidato dell'autore che anche alla fine ha voluto sottolineare che questo libro non era il seguito ma non mancherà occasione di leggere anche l'altro... romanzo che si fa leggere piacevolmente nei suoi intricati personaggi,si parla dell'Ira e dell'Eta, organizzazioni terroristiche che tanto sangue hanno sparso e di agenti segreti che passano la loro vita a cercarli anche con falso nome, consigliato.
Un libro che sembra essere la prosecuzione di Berta Isla (in effetti Tomás Nevinson è suo marito), ma che in realtà con questo forma una coppia. Denso di citazioni letterarie, poetiche e teatrali - come ci ha abituato da tempo Javier Marías -, “Tomás Nevinson” colpisce ancor più per le riflessioni che suscita che non per lo stile, pur sempre stupefacente, al quale il suo scrittore ci ha ormai viziato. Un ritmo verboso e lento, dove la procrastinazione dell’azione è essenza della trama, caratterizzata da passaggi repentini dalla prima alla terza persona, come se ci venisse offerto di volta in volta un duplice punto di vista, tipico della complessità con cui ognuno affronta i dilemmi principali della propria esistenza, uno stratagemma che ci consente di uscire da noi stessi non solo per osservarci all’azione, ma anche, forse, per prendere le distanze dal nostro stesso agire. Marías sostiene di non decidere mai preventivamente cosa accadrà o come farà muovere un personaggio, ma di disegnare i suoi passi a mano a mano che li scrive, senza una traccia predeterminata. L’andamento carsico della narrazione ce ne dà continue conferme e per poter apprezzare appieno il romanzo occorre lasciarsi cullare da questo mare che si monta e si placa senza lasciarci quasi mai intravedere la terraferma. Una cosa è certa anche per chi può non aver amato questo libro: pure i pensieri più turpi e melmosi diventano adamantini nel tratto della penna di Marías.
Un grande libro che si aggiunge a Berta Isla a formare quella che Marias definisce una “coppia” di romanzi, negando che ne sia un vero e proprio seguito. In realtà lo è, sia per la tempistica del racconto, sia perché vi si citano eventi raccontati nel precedente che nel mio percorso tardivo sull’autore ho avuto la fortuna di leggere poche settimane fa. Rispetto a Berta Isla, il tema centrale rende il romanzo ancora più interessante perché legato ai drammatici eventi del terrorismo basco degli ultimi decenni del ‘900. Si parla della possibilità e della eticità dell’omicidio del tiranno o del terrorista per prevenire future possibili stragi. A supporto vengono citati due esempi, una scena di un film di Fritz Lang in cui il personaggio interpretato da Walter Pidgeon ha la possibilità di uccidere Hitler, prima della tragedia della guerra e della shoah e uno scritto postumo dell’intellettuale tedesco antinazista, Reck-Malleczewen morto a Dachau, che ricorda, in un’opera uscita postuma, di avere avuto la stessa occasione in un ristorante di Monaco. A Tomàs Nevinson, marito di Berta, viene offerta la possibilità di tornare a lavorare per i servizi segreti inglesi, proprio per uccidere una donna, indiziata, insieme ad altre due, di essere una terrorista dell’IRA, prestata all’ETA. Lui dovrà indagare, sciogliere la riserva e farla arrestare o, più probabilmente, sopprimerla se non troverà prove a suffragare la scelta, per punirla di supposti atti del passato e prevenire stragi future. Tomàs accetta perché il bisogno di sentirsi vivo prevale, ma verrà presto travolto dai dubbi, sulla eticità di un omicidio non suffragato da certezze, ma solo dal dubbio che una sua rinuncia possa causare la morte di tutte le indiziate o nuove stragi. Il dramma di chi si è lasciato convincere ad essere arbitro del destino è raccontato con grande maestria, con le consuete digressioni letterarie, ma, come già in Berta, con una prosa meno complessa e quindi più fruibile, ma sempre fascinosa.
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