Il saggio è una magnifica esposizione, concisa ma ugualmente esauriente, delle visioni che due grandi magistrati (che hanno partecipato ad alcune tra le più grandi inchieste della storia giudiziaria della nostra Repubblica) propongono, sviscerando il diritto non solo sostanziale ma anche procedurale, mettendo in luce due visioni differenti ed autorevoli in tutti i più dibattuti ambiti del diritto attuale. Un libro che si configura per una precisione nell'informazione tipica del saggio è per addetti ai lavori, ma che è perfettamente apprezzabile anche da chi di diritto non ha mai studiato nulla.
La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo
Due protagonisti di mani pulite. Due punti di vista opposti. Una sola giustizia.
"A mio parere il carcere, così come lo intendiamo e lo applichiamo, invece di essere una misura utile è dannosa" - Gherardo Colombo
"Se perdoni sempre tutti, i cittadini non avranno mai senso di responsabilità, che passa anche attraverso la sottoposizione di una persona alle conseguenze delle sue azioni" - Piercamillo Davigo
Un confronto serrato, una conversazione aperta e sincera, non priva di accenti polemici, sui temi più scottanti della giustizia in Italia. Grazie alla loro lunga esperienza nelle aule dei tribunali, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, due tra i più noti magistrati del pool di Mani Pulite, forniscono in queste pagine non soltanto una diagnosi scrupolosa dei tanti mali che affliggono la giustizia del nostro paese, ma avanzano suggerimenti e proposte di riforma, senza nascondere conflittualità e divergenze d'opinione, talvolta radicali. Lontani da ogni astrattismo, calati nella realtà della vita quotidiana, i loro interrogativi ci aiutano a capire perché le questioni più delicate e controverse che investono il mondo del diritto - le stesse che hanno ispirato pensatori come Aristotele Kant, Sant'Agostino e Foucault - ci riguardano così da vicino. È la giustizia, infatti, che traccia i confini della nostra libertà. È la giustizia che indica il grado di civiltà di uno Stato e la cultura diffusa che permea le sue istituzioni. Ma quand'è che una legge può dirsi davvero "giusta"? Basta minacciare una pena per dissuadere il ladro o il truffatore dal commettere un reato? Il carcere è l'unica soluzione? È dunque più efficace educare o punire? Quanto è diffusa la corruzione in Italia, e come mai, nonostante la stagione di Mani Pulite e le tante inchieste che hanno svelato l'intreccio perverso tra politica e affari, non accenna a diminuire?
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Edizione:4
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Federico Messuti 04 dicembre 2017
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Per fortuna, per fortuna si parla di giustizia, quella vera, quella esercitata da due grandi servitori dello Stato, e non quella adattata a se stessi, come un abito di sartoria, da parte di coloro che con la giustizia hanno un rapporto conflittuale e spesso sono, guarda caso, i rappresentanti della classe dirigente italiana. La giustizia di Colombo è più "ideale", più didattica, deve educare prima ancora che punire. Richiama alla mente il mito del buon selvaggio di Rousseau: l'uomo è fondamentalmente buono, e se sbaglia, dev'essere aiutato a capire e a non sbagliare più. Vero, risponde Davigo, il quale ha però, della giustizia, un'idea più pragmatica e fattiva: nell'attesa (che in Italia potrebbe essere infinitamnete lunga) che la giustizia abbia tutti gli strumenti per assolvere la sua funzione educatrice, applichiamola subito per punire chi ha commesso un reato, di qualunque natura. Bel libro, che parla della giustizia in modo tecnico, oltre che argomentativo, con precisi riferimenti a leggi e situazioni procedurali del sistema giudiziario italiano. Colombo mi piace, Davigo mi strapiace.
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