Bruno Arpaia, curatore di questa raccolta di racconti di Luis Sepùlveda, ha con lui collaborato, in passato (2002), nel bel testo di conversazioni “Raccontare, resistere” ed è profondo conoscitore ed interlocutore del “nostro”. Questa raccolta va raccomandata, a mio avviso, per almeno tre buoni motivi. Il primo consiste nel proporre in un unico volume la produzione di Sepùlveda nel contesto dei racconti in cui, spesso, il codice di lettura si differenzia da quello del romanzo. Anche per chi, come me, custodisce le edizioni originali dei vari volumi da cui i racconti sono tratti, la possibilità di disporre di un unico tomo è fonte di semplificazione, utilità e gioia. Il secondo, forse il più importante, consiste nella possibilità offerta a chi non conosce così a fondo l’opera del Sepùlveda narratore di racconti, di disporre di una “quasi” opera omnia e di poter apprezzare le sfumature, i codici stilistici, la gamma di universi, le fascinazioni che la caratterizzano. Il terzo, prettamente rivolto agli aficionados, consiste nel “dono” di prendere tra le mani il volume, scegliere a caso, oppure andare alla ricerca del riferimento specifico, un racconto e viaggiare con la mente ricordandosi di tutto ciò che esso ha rappresentato mentre lo si leggeva la prima volta (a partire dal 1997!). Va da sé che si tratta anche di una operazione commerciale (gli inediti sono solo sei e del tutto marginali), ma questa volta la benevolenza è dovuta: per l’amore, la complicità, il senso di identificazione con il “compagno di strada” Luis Sepùlveda!
Come dice Cortàzar, «nel combattimento che si scatena fra un testo appassionante e il lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knockout». Ed è forse nel racconto, scrive Bruno Arpaia nell'introduzione, «che Sepùlveda dà il meglio di sé, grazie al suo gusto per le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa che gli permette di stilizzare con semplicità e leggerezza calviniane i personaggi e gli eventi più complessi. Avere sotto mano, in un unico volume, tutte le sue narrazioni brevi consente dunque al lettore di apprezzare ancora meglio queste sue virtù, viaggiando con maggiore comodità nei suoi microuniversi... negli scenari più remoti e diversi, dalla Patagonia al Nicaragua, da Amburgo al Cile, da Parigi a El Idilio, l'immaginario villaggio del Vecchio che leggeva romanzi d'amore. Percorrendo d'un fiato questi paesaggi, ci si renderà anche conto dell'evoluzione dell'autore cileno, fino ai racconti più recenti, in cui la voce di Luis Sepùlveda diviene inconfondibile e imperiosa come un marchio di fabbrica.»
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MARIO D'ANDREA 09 maggio 2012
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