Dopo la favola lieve e feroce di Exit West e la fervida analisi della complessità dei rapporti Oriente-Occidente presente nel Fondamentalista riluttante, Hamid torna con un romanzo potente e delicato, condito da un registro ipnotico e coinvolgente, a parlare di noi e delle nostre paure e provando a immaginare cosa potrebbe accadere se un giorno tutto questo diventasse realtà…
L'ultimo uomo bianco
«Con un capolavoro dopo l’altro, Mohsin Hamid si sta dimostrando uno degli scrittori piú importanti del ventunesimo secolo. E questo è forse il suo romanzo migliore». - Avad Akhtar
Un mattino, Gregor Samsa, commesso viaggiatore, si sveglia da sogni inquieti e si ritrova trasformato in un immane insetto; anni dopo, Anders, personal trainer in un’anonima palestra di una città indefinita, si sveglia e scopre di essere diventato di un innegabile marrone scuro. L’incredulità presto cede il passo alla furia omicida: Anders si sente vittima di un crimine, «un crimine che gli aveva portato via ogni cosa, che gli aveva portato via se stesso», si scaglia contro la propria immagine allo specchio, si rimette a letto sperando che quell’uomo scuro se ne vada, chiama al lavoro per dire che è malato, molto malato, piú di quanto immaginasse, si aggira per la città e scopre che «le persone che lo conoscevano non lo conoscevano piú», e infine telefona a Oona. Oona, giovane insegnante di yoga, sta provando a prendersi cura di sua madre – e di se stessa – dopo la morte del fratello gemello; fra lei e Anders si è da poco riaccesa un’attrazione nata fra i banchi di scuola, ma quando Oona passa da lui dopo il lavoro, rimane di stucco di fronte all’uomo che le apre la porta, e sulle prime fatica a riconoscerlo. Ciò che Oona e Anders ancora non sanno è che la trasformazione sta prendendo piede ovunque: tutte le persone bianche stanno diventando scure, e la tensione sociale continuerà a crescere, sfociando in risse, sparatorie, suicidi e sommosse, finché «l’ultimo uomo bianco» verrà sepolto e la bianchezza non sarà che un ricordo. Hamid, in un vortice di frasi che, come i personaggi che le abitano, sembrano sorrette da un disperato bisogno di stabilità identitaria, confeziona un romanzo di commovente lucidità sulla perdita del privilegio, un’opera in cui frustrazione e violenza si trasformano nella promessa di futuro: «a volte sembrava che la città fosse una città in lutto, e il Paese un Paese in lutto, e questo si addiceva a Anders, e si addiceva a Oona, dato che collimava con i loro sentimenti, ma altre volte sembrava il contrario, che stesse nascendo qualcosa di nuovo, e abbastanza stranamente anche questo si addiceva loro».
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Letteratume 15 gennaio 2024La parabola luminosa di Hamid
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Riccardo PENLANE 08 marzo 2023Questione di sfumature
Che cosa si prova quando, svegliandosi una mattina, ci si rende conto che la propria pelle, bianca fino alla sera prima, è diventata scura? Che cosa si prova quando, vedendosi allo specchio del bagno, ci si rende conto che la persona riflessa non è più la stessa di prima anche se in fondo è cambiato solo il colore della sua pelle? E come cambiano le relazioni con la tua compagna, con tuo padre, con i tuoi colleghi di lavoro, con i membri della comunità in cui vivi? E poi ad altri, inspiegabilmente, succede la stessa cosa. Allora chi è ancora rimasto bianco si sente minacciato da questo cambiamento ed inizia a difendersi con la forza fino a quando il colore della pelle di tutti sarà scuro e potrà tornare finalmente la normalità. Questa è il racconto di "L'ultimo uomo bianco" nel quale Mohsin Hamid ci guida in una riflessione di come un semplice cambio esteriore possa portare a una rivoluzione nelle relazioni con sé stesso e con gli altri. E di come solo la accettazione e la tolleranza possano aiutare a viverlo con serenità.
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MaRIOFREDOO 29 gennaio 2023LASCIAMO PERDERE KAFKA!
Ho acquistato, con entusiasmo, questo romanzo per due ragioni principali. La prima: avevo molto apprezzato, del medesimo autore, "Exit West" (mia recensione 2017 con 4 stelle). La seconda: mi ha stimolato l'idea del parallelo con "La metamorfosi" di Kafka. La lettura del romanzo non ha confermato le mie aspettative! Lo spunto creativo di paragonare il protagonista Anders a Gegor Samsa è interessante ma non ha nulla a che vedere con Kafka. Mi è venuto persino il dubbio che si tratti di una trovata dell'editore per spingere all'acquisto! Anders (uomo bianco di professione personal trainer) si sveglia una mattina di colore marrone scuro e ne rimane sconvolto. Si confronta con la fidanzata Oona e teme di parlarne con altri, a partire dal padre. Il romanzo (breve e che non decolla mai) si snoda sulla progressiva diffusione della "marronizzazione" degli abitanti. Prima la persecuzione e poi la rivolta. Anche Oona e sua madre seguiranno lo stesso destino. L'unico a rimanere bianco (motivo del titolo) sarà il padre di Anders, accompagnato alla morte dai due ragazzi. Per il resto una serie di riflessioni tra genitori e figli, dialogo fitto (e asfittico) tra i due protagonisti. Stile letterario involuto, con ricerca di ripetizioni del concetto e sua negazione. L'intenzione è interessante ma si tratta di una occasione perduta. Peccato.
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