Uomini e bestie. Le favole dell'Aesopus latinus
Nel territorio sterminato della letteratura favolistica spicca il ruolo di Gualtiero Anglico, l'Aesopus latinus dell'Europa tardo-medievale. Gli eleganti componimenti del precettore di Guglielmo II di Sicilia, a partire dalla seconda metà del '300, grazie all'ardita ermeneutica di un mercante toscano vicino agli ambienti domenicani, conobbero una fortuna eccezionale nella pur vasta letteratura popolareggiante dell'epoca. Il "bestiario" esopico viene così sottratto all'anonimato di un simbolismo stereotipato e tuffato impietosamente nella storia tumultuosa delle aspirazioni mercantili e degli antagonismi tra ordini religiosi: la rondine e il nibbio, il lupo e la ranocchia, ma anche le antiche storie della matrona di Efeso e del bambino di neve, possono perciò divenire uno straordinario metatesto che la generosa prosa toscana piega ai canoni di un moralismo da predicazione. Testo latino con traduzione-rifacimento del '300 in volgare toscano.
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Anno edizione:1994
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