Un giallo crudo e sporco sullo sfondo di una Puglia povera e violenta. Nel paese di Languore sta per nascere un'oasi naturale protetta, le costruzioni abusive stanno per essere abbattute e i loro abitanti sfrattati. Questo il primo motore narrativo (e prima sequenza di morti). Il mafioso locale sta costruendo un villaggio turistico nelle vicinanze della nascitura oasi, secondo motore narrativo e seconda scia di efferatezze. Nel mezzo le vicende di Nico, Buba, Milena, Sputazza e vari altri personaggi, ognuno con una storia alle spalle, che si incrociano e scontrano con le due principali. Lo sviluppo narrativo, tolto lo strato di superficiale articolazione, risulta abbastanza scontato e i personaggi, raccontati da un punto di vista esterno, freddi nonostante si cerchi di costruire una storia intorno a loro. Lo stile fa venire alla mente certo pulp anni novanta e la storia è decisamente spostata verso il lato violento, delle situazioni e del linguaggio. Si intuiscono i buoni intenti dell'autore nel mescolare il giallo con temi di attualità ma questo non basta a salvare il libro da un certo grigiore e da una incessante goffaggine.
Uomini e cani
Sullo sfondo di una natura riarsa, in una terra che sembra posta agli estremi confini del mondo, si consuma una serie di drammi strettamente intrecciati fra loro. E a raccontare questa umanità sconfitta e allucinata, c'è la lingua di Omar Di Monopoli.
«S'inoltrò sulla sabbia abbandonando gli stivali a terra. Il fragore delle onde coprì ogni altro suono e quello fu il momento in cui la vide. Era di spalle, nuda. La pelle chiara come il latte. Una cascata di capelli sciolti e bagnati che le si appiccicavano sulla schiena. Buba si bloccò, pietrificato. Lei si portò i capelli davanti al viso, si piegò e li immerse nel mare. I seni ricchi, morbidamente lambiti dal dondolio della corrente sul pelo d'acqua. Poi, con un movimento brusco, tirò la testa all'indietro e i capelli scuri percorsero nell'aria un arco picchiettato da mille goccioline che luccicarono al sole. Prese a cantare, una canzone che lui non aveva mai sentito prima, e quando finalmente si voltò, non fece altro che continuare a cantare. Raccolse le braccia attorno al petto e rabbrividendo uscì dall'acqua, lo sguardo di sottecchi.»
«Passami quell'asciugamano, disse.»
In una immaginaria, ma più che verosimile, cittadina del Salento, chiamata Languore, non esistono buoni e cattivi, ma solo individui che lottano per la sopravvivenza, con rabbia, con brutalità, o con cieca disperazione; le sparatorie, le violenze, gli stupri, le sopraffazioni di ogni genere si susseguono, quasi a toglierci il respiro – né c'è differenza vera tra gli uomini e i cani che questi si sono scelti come compagni, altrettanto feroci e ottusi. Sullo sfondo di una natura riarsa, in una terra che sembra posta agli estremi confini del mondo, si consuma una serie di drammi strettamente intrecciati fra loro. E a raccontare questa umanità sconfitta e allucinata, c'è la lingua di Omar Di Monopoli – una lingua, è stato scritto, «tornita, barocca e dialettale».
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2018
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Upallow 29 maggio 2024Poco da salvare
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