Il precedente, "quello che non uccide", una volta superare le difficoltà iniziali, dimostra di avere un senso. Dirò di più: invoglia e lascia sperare che il successivo sia lì con noi pronto da leggere. Beh... Molto semplicemente... È penoso. Nel pieno rispetto di un autore che comunque raccoglie un'eredità pesante e sicuramente mette tutto se stesso nello scriverlo. Una delusione soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Mikael, ormai ridotto ad un burattino che gira per conto di Lisbeth. Erika? Camila? Al 99 % leggerò comunque l'ultimo ma con tutt'altra aspettiva. Valutazione: 1,5/5
Nella sua inestinguibile sete di giustizia, Lisbeth rischia di riaccendere le forze oscure del suo passato che ora, in nome di un folle e illusorio bene più grande, quasi sembrano aver stretto un’alleanza per darle di nuovo la caccia.
«I fan della geniale hacker punk Lisbeth Salander e dell'agguerrito giornalista investigativo Mikael Blomkvist non rimarranno delusi: i due sono sopravvissuti intatti al passaggio autoriale, più intriganti che mai» - The New York Times
«Nelle mani di Lagercrantz, Lisbeth Salander rimane l'antieroina più enigmatica e affascinante della letteratura» - Financial Times
L’aver portato alla luce un intrigo criminale internazionale, mettendo in mano al giornalista investigativo più famoso di Svezia lo scoop del decennio, non è bastato a risparmiare a Lisbeth Salander una breve condanna da scontare in un carcere di massima sicurezza. E così, mentre a Mikael Blomkvist e a Millennium vanno onori e gloria, lei si ritrova a Flodberga insieme alle peggiori delinquenti del paese, anche se la cosa non sembra preoccuparla più di tanto. È in grado di tener testa alle detenute più spietate – in particolare una certa Benito, che pare avere l’intero penitenziario ai suoi piedi, guardie comprese –, e ha altro a cui pensare. Ora che è venuta in possesso di informazioni che potrebbero aggiungere un fondamentale tassello al quadro della sua tortuosa infanzia, vuole vederci chiaro. Con l’aiuto di Mikael, la celebre hacker comincia a indagare su una serie di nominativi di un misterioso elenco che risveglia in lei velati ricordi. In particolare, quello di una donna con una voglia rosso fiammante sul collo. Nella sua inestinguibile sete di giustizia, Lisbeth rischia di riaccendere le forze oscure del suo passato che ora, in nome di un folle e illusorio bene più grande, quasi sembrano aver stretto un’alleanza per darle di nuovo la caccia. Come un drago, quello stesso drago che ha voluto tatuarsi sul corpo, per annientare i suoi avversari Lisbeth è pronta a sputare fiamme e a distruggere il male con il fuoco che brucia dentro tutti quelli che vengono calpestati.
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Informazioni:
Traduzione di Laura Cangemi e Katia de Marco. Venezia, Marsilio 2017,cm.14x22, pp.498, brossura copertina figurata a colori. Collana Farfalle.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Alessio Catania 14 agosto 2019
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Quinto libro dedicato alla saga di Millennium e sinceramente non so cosa pensare. Nel complesso non mi è dispiaciuta come lettura, eppure più la leggevo e più avevo la sensazione che mancasse qualche cosa per completare la trama, sensazione che si è accentuata a fine lettura. Insomma è uno di quei libri scritti bene, che prendono, ma che allo stesso tempo lasciano una sorta di amaro in bocca. La storia riprende da dove si era interrotta nel libro precedente, ma nonostante questo non è indispensabile averlo letto per comprendere questo, perché la trama segue una propria storia.
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L'uomo che inseguiva la sua ombra è il quinto capitolo della saga di Millennium e il secondo scritto da David Lagercrantz che ha raccolto il testimone dopo la prematura scomparsa di Stieg Larsson. La prima cosa che si nota già dalle pagine iniziali è una tensione nuova, un ritmo narrativo da subito ben cadenzato che immerge il lettore nella storia. Troviamo Lisbeth, l'indiscussa eroina della serie, in carcere come conseguenza di ciò che è accaduto nel romanzo precedente. Personaggio complesso e articolato, anche in questa situazione non manca di notare i soprusi di cui è vittima un'altra detenuta, Faria Kazi giovane donna musulmana, e di ergersi a paladina contro le ingiustizie nel suo particolare modo, che ormai abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare: fredda e spietata verso le persone indegne e crudeli, ma con uno sguardo di comprensione per le vittime, pur restando distaccata, senza farsi coinvolgere sul piano emotivo.
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