Il thriller scandinavo, una storia di successo
Il genere è stato portato alla ribalta dai due “leoni” svedesi: Stieg Larsson, morto nel 2004, ovvero prima di vedere il successo mondiale del suo libro, ed Henning Mankell.
Tantissimi i successori da Jo Nesbø a Håkan Nesser e Camilla Läckberg, per citarne solo alcuni. Secondo l’Economist «la letteratura poliziesca scandinava si è trasformata in un marchio globale più o meno come il rock 'n' roll britannico ha fatto nel 1960, ed è diventata un'industria che si estende dalle scrivanie degli scrittori a Stoccolma e Oslo per finire negli studi cinematografici di Hollywood». Sicuramente, soprattutto in Italia, il fascino risiede anche nelle differenze geografiche e culturali, nello scoprire terre e caratteri umani diversi dai nostri, in un tessuto sociale e umano che lontano in tutti i sensi da quello che conosciamo.
Quali le ragioni all’origine di tale “criminale” passione?
Nella letteratura scandinava c’è una lunga tradizione di saghe intrise di sangue e di storie tradizionali cupe e oscure. Un substrato favorevole all'evoluzione più recente del genere, con gli antesiniani Per Wahlöö e Maj Sjöwall - tornati oggi alla ribalta - che già negli anni ’60 si dedicavano al crime ottenendo un successo sempre più internazionale.
Ingredienti? Una raffinata descrizione dei protagonisti nel dettaglio della loro personalità, l’oscurità di territori che sembrano lande perfette e idilliache, ma che invece propongono le loro fragilità, la precisione per il dettaglio.