Ero reticente ad affrontare questo libro, non so per quale motivo. Forse lo ritenevo letterariamente troppo lontano, ancorato in quel periodo storico dominato da D'Annunzio e Verga, l'ancoraggio di Papini al futurismo e poi al fascismo, insomma ogni volta che mi riproponevo di leggerlo declinavo all'ultimo la volontà di farlo. Però Papini mi attraeva quasi magneticamente, quel suo belluino sguardo di sfida, la sua riccioluta chioma mi trasmettevano un energia, una sfida a leggerlo, a entrare nel suo mondo. Non potevo quindi procrastinare oltre e mi decisi a leggere il suo capolavoro: Un Uomo finito. Oltre cento anni son passati dalla pubblicazione di questa inquieta autobiografia romanzata e nulla di più attuale e di più moderno mi è parso di aver mai letto! I tormenti dell'uomo moderno: fucinatore di idee, camaleontico e vitalissimo nella vita, inquieto nella mente, spossato dal furore di sapere, di arrivare a verità assolute, a sfidare Dio o chi per lui con risoluto rigore e coraggio. Questo è Un uomo finito e forse molto altro..ognuno vi troverà motivi diversi di interesse ma in misura evidente si avrà una certezza al termine del volume: approfondiamo questi grandi del novecento italiano in parte ingiustificatamente dimenticati o poco ricordati, Papini ne vale veramente la pena, raccogliete la sua impertinente ed ironica sfida e arricchitevene.
Un uomo finito
Un'infanzia solitaria e pensosa; un'adolescenza di sogni tormentosi, illuminata dalle letture; e una giovinezza rivoluzionaria, tra battaglie, giornali, illusioni e disillusioni. "Un uomo finito" (1913) è il romanzo-autobiografia intellettuale nel quale Papini racconta i primi trent'anni di vita di un giovane "nato con la malattia della grandezza". Affascinato da Bergson e dal titanismo di Nietzsche, lo spirito inquieto e geniale dell'autore, alla perenne ricerca della verità, rivive in un racconto sincero animato da una prosa ricca e brillante, con accenti di profonda poesia. Un'opera imprescindibile per cogliere la temperatura ideale, l'entusiasmo e la delusione della generazione di intellettuali che inaugura il Novecento.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2022
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Formato:Tascabile
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Marco Liberati 01 marzo 2017
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Una prosa roboante, immaginifica, ricca di immagini originali e di arditi neologismi connota questa sorta di autobiografia spirituale e culturale del giovane Papini. Qui egli ripercorre tutte le tappe della sua formazione, dei suoi studi, delle sue amicizie, inimicizie e cenacoli letterari nella ricerca della propria autoaffermazione, nella definizione del “Super Io”; anche se questa sua ricerca nasconde una meta più ardita e quasi impossibile da raggiungere, cioè la Verità. Ma quello sarà un viaggio che Papini affronterà dopo, più adulto. Qui ci troviamo di fronte a questo grido di dolore, questo impietoso scavo interiore e alla consapevolezza della sua mania di grandezza , della sua follia di voler cambiare il mondo. Certo questo testo va contestualizzato nel periodo storico/letterario in cui è inserito, nel dannunzianesimo imperante, nel clima rovente che culminerà nell’interventismo. Letto adesso può lasciare un po’ sbigottiti e confusi. Di sicuro però si percepisce che di “uomo finito” qui non c’è nulla. Papini è più vigoroso che mai. La sua prosa, ormai così inusuale alle nostre orecchia, sa regalarci anche delle pagine magnifiche, come quelle dedicate alla amicizia!
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