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Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 1989
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Chatwin ci racconta una storia breve, leggera e simpatica ma non per questo priva di ottimi spunti, nobili contenuti e interessanti citazioni storiche e tecniche. Il tutto correlato da una prosa garbata e un ritmo vivace. Il protagonista è il barone Kaspar Utz, ricco praghese con sangue ebreo e tedesco nelle vene e una fortissima passione per la porcellana che sfocia non solo in un maniacale collezionismo, ma porta quest’uomo ad instaurare un rapporto quasi morboso con la sua preziosa collezione, che diventa per lui un rifugio contro i mali del mondo e contemporaneamente una sorta di prigione per la mente e per l’anima. Quest’ometto apparentemente schivo ed insignificante si vede costretto a difendere le sue amate statuine prima dalla furia distruttrice dell’occupazione nazista, poi dalle mani avide e dall’invadente burocrazia del regime comunista, ostentando nei confronti di entrambi i totalitarismi la più totale indifferenza, perché a suo dire il peggior affronto che si può fare ad un governo è fingere che non esista. Ed è proprio questo rifiuto di sottostare al mondo ottuso che ci circonda il tema centrale del libro, questa ricerca dell’uomo di estraniarsi dalla realtà che cerca di sopraffarlo attraverso qualsiasi mezzo, come appunto fa Utz con la sua collezione. Quando alla morte del protagonista le sue amate porcellane spariranno in barba ai funzionari statali, si scopriranno lati insospettabili del carattere del barone e si resterà con il dubbio che forse il protagonista abbia trovato la felicità e quindi il coraggio di separarsi dalle amate porcellane e la certezza che sia riuscito a fare tutti fessi.
Il mio primo approccio con questo scrittore è avvenuto con questo libro, e non con altri racconti e storie più avventurose come "In Patagonia". Forse rispetto a quest'ultimo, "Utz" risulta un romanzo dal ritmo tranquillo, elegante in ciò che scrive ma ugualmente interessante per gli ambienti e i contesti su cui si sofferma.
Racconto ossimorico, lo definirei questo di Chatwin. Cupo nel suo incedere e luminoso nella sua rappresentazione della fuga da un mondo vessatorio e conformista. Romanzo molto suggestivo, ma un pò spento. »
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