Con il frutto della vite il titolo non ha nulla a che fare, è invece l’inconsueto soprannome del giovanissimo Carmine Riccio, detto appunto “Uvaspina”, protagonista di questo felice e brillante lavoro della giovane autrice Monica Acito, cilentana di nascita e napoletana d'indole e adozione. Una bella storia, scritta anche meglio, promettente sin dall’inizio e invogliante all’andare avanti già dai primi capitoli; tutto il racconto fluisce come l’andamento di una marea, un andirivieni lesto, agile, fluttuante. Una trama ottimamente organizzata, personaggi incisivi, scolpiti con cura e rifiniti nei particolari, in questo racconto che concerne famiglia e fragilità, diversità e incuria, nobiltà e plebe, bullismo e omofobia. Tutto il romanzo è racconto di dolore, perciò storia forte, un testo potente che ferisce chi legge, fa male a volte, tanto sono colme le pagine di solitudine, di egoismo, di follia allo stato puro neanche tanto celata. E di tanto amore, fa male anche quello, talora. Dolore e amore tutto sulle spalle del giovane protagonista, in particolare l’amatissima sorella, Filomena detta Minuccia, che è frenetica come una trottola, le trottole hanno bisogno di uno spago per farle girare vorticosamente, e questo spago può avvolgersi dove non dovrebbe, fino a strozzare la felicità. Uvaspina è un’anima bella, tanta cara agli dèi da volerne incrinare in qualche modo la purezza, segnandolo con una escrescenza epiteliale, una voglia, e una persona così è la sola che riesce a intrecciare il suo dolore a quello della sorella, ne riconosce la maggiore fragilità per di più incolpevole, e allora sceglie, e sceglie di restare quello che in effetti è, un’anima bella, a dispetto di tutti, riesce nella mutazione del proprio dolore nell’ amore per la sorella, molto più e meglio di quanto potrebbe fare una qualsiasi mutazione epiteliale, una voglia matta sulla cute sotto l’occhio sinistro.
Uvaspina
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È nato con una voglia sotto l'occhio sinistro, Uvaspina, e si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. Ma soprattutto è abituato a sua sorella Minuccia, abitata fin da bambina da un'energia che tiene in scacco il fratello. Intorno a loro, Napoli: la città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo, dai tentacoli immersi in mare. È proprio sul confine tra città e mare, tra storia e mito, che Uvaspina incontra Antonio, pescatore dagli occhi di colori diversi che legge libri e non ha paura del sangue, che sa navigare fino a Procida e rimettere al mondo un criaturo che dubita di se stesso. La purezza del loro incontro, però, non potrà nascondersi a lungo nelle grotte di Palazzo Donn'Anna.
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Anno edizione:2024
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Bruno Izzo 05 febbraio 2025La voglia matta
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Matilde 12 gennaio 2025un libro in salita
Crudele, lieve, realistico, come quando senti in bocca il sapore del sangue perché ti mordi le pareti molli...non sapevo come avrei voluti che finisse. Non sapevo per chi tifare, sono stata un poco spaventata durante la lettura, spaventata di quella paura di vita vera alla quale sono abbastanza vicina perché sono molisana e frequento Napoli. Napoli è una realtà difficile ma che ti appassiona. la vita è dura. i pregiudizi esistono. la follia anche. i genitori che si separano, le sciocchezze che si fanno per amore e per gelosia. le distorsioni mentali. i sacrifici. tutto questo in questo libroi.
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Stillamaris 02 gennaio 2025Un viaggio meraviglioso
Ho letto questo libro tutto d'un fiato d'estate ed è stato un viaggio meraviglioso! La penna di Monica Acito è straordinaria e crea una vera e propria dipendenza.
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