L'11 settembre 1973, giorno del golpe di Pinochet contro il governo democratico di Salvador Allende, Ariel Dorfman, allora collaboratore del presidente cileno, doveva morire. Ma un capriccio del destino ha voluto che sopravvivesse, e potesse raccontare in questa autobiografia il sogno di quella rivoluzione pacifica finita nel sangue. Nato a Buenos Aires da una famiglia di origine ebraica, fuggito negli Stati Uniti e cresciuto a New York, dove il padre era funzionario (comunista) dell'ONU, riparato in Cile durante il maccartismo e costretto a fuggire dopo il golpe, Dorfman racconta una vita nel segno della fuga e dell'esilio: un'esistenza quanto mai rappresentativa del secolo che ora si chiude.
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