Libro quasi fuorviante nel senso che i ricordi dell'autore dei suoi viaggi in treno (per lavoro, diletto e da pendolare) sono più che altro frammenti che servono (anche) per parlare d'altro, infilandoci (non richiesti) anche suoi componimenti poetici. Flash anche suggestivi ma interrotti da altro. Avrebbe magari anche potuto evitare il paragone (oramai sembra un obbligo letterario) di accostare il viaggio in treno ai più miserrimi vagoni piombati per i lager (a memoria li cita 2-3 volte). Per il resto il libro si legge in fretta e anche piacevolmente. Forse basterebbe l'episodio (assurdo nella sua incredibilità) di come agli albori del Freccia Rossa, un capotreno non sapendo come spegnere la musica di sottofondo (richiesto dell'autore) pensò bene di schiacciare a caso i tasti del pannello di controllo provocano l'apertura delle porte mentre era in corsa
La vicevita. Treni e viaggi in treno
Chi sta in treno, è segno che vuole andare da qualche parte. Il suo scopo, cioè, risiede altrove. È ciò che chiamerei: la vicevita.
Incontri con pendolari all'alba, compagni di cuccetta, giocatori di carte, conoscenti, sconosciuti, controllori o abusivi senza biglietto, sferraglianti regionali che attraversano la Ciociaria o velocissimi convogli giapponesi: questi micro-racconti invitano a meditare sugli errori di destinazione, sui ritardi o su quei momenti di vuoto che si spalancano durante certe misteriose soste in campagna. Valerio Magrelli ricostruisce insomma una ramificata serie di avventure, senza dimenticare da un lato i ricordi dei trenini giocattolo, dall'altro i risvolti più tragici del mondo ferroviario (uno fra tutti: la strage di Bologna). Così facendo, giunge a consegnarci una specie di «viceautobiografia», o forse una piccola enciclopedia del viaggio, in grado di svelare gli aspetti tragicomici dell'esistenza umana e della convivenza civile.
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Autore:
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Anno edizione:2019
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Maurix 28 dicembre 2024Non quello che mi aspettavo
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ALESSANDRA BUCCI 13 settembre 2010
Da leggere in viaggio. Su un autobus o in treno, guardandosi ogni tanto intorno per constatare l’autenticità del divertente ritratto che Magrelli dà del popolo che si sposta. Di come le vicende di un passeggero diventino comuni a tutto lo scompartimento grazie ad una telefonata un po’ troppo ad alta voce, di come i martelletti rossi per rompere il finestrino e la loro costante mancanza inducano ad immaginare stravaganti collezionisti di questi altrettanto stravaganti oggetti, di come certi viaggi e certe condizioni di “convivenza” riescano a stabilire delle piccole comunità simil-condominiali, con tutti i pro e i contro del caso. Accanto ai momenti divertenti troviamo però anche quelli più “poetici”, ispirati da un continuo scorrere del paesaggio (o della vita?) fuori da un finestrino perennemente in corsa…
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