Le virtù cristiane. Antologia di scritti - Agostino (sant') - copertina
Le virtù cristiane. Antologia di scritti - Agostino (sant') - copertina
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Letteratura: Algeria
Le virtù cristiane. Antologia di scritti
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Descrizione


Agostino in tutta la sua opera si è soffermato diffusamente sulla virtù come «abito» spirituale e morale per vivere bene le azioni e soprattutto per ordinarle al Bene sommo, fine ultimo dell’uomo, che è il «Dio delle virtù». Insomma, le virtù per vivere bene e amare Dio. Quest’antologia, curata da uno dei massimi esperti italiani su sant’Agostino, Giuliano Vigini, vuole essere innanzitutto una testimonianza di come quanto il Dottore d’Ippona abbia scritto sulle virtù cristiane sia strettamente intrecciato con la sua esperienza spirituale. Ogni virtù rappresenta, in questo contesto, come un punto di luce che aiuta a camminare verso la meta finale: la prudenza, nel discernere il bene dal male; la giustizia, nel dare a ciascuno il suo; la fortezza, nel sopportare serenamente le avversità; la temperanza, nel frenare le passioni. Ma, per quanto ogni virtù svolga una sua specifica funzione, nessuna procede da sola, perché ha sempre bisogno dell’altra per andare avanti. Lo stesso vale anche per le virtù teologali (fede, speranza, carità). Ciascuna di esse si nutre dall’altra e opera mediante l’altra. La fede, certo, è l’inizio di tutto e quindi anche la sorgente delle altre virtù. Ma se la stessa fede non è sospinta dalla speranza e non è alimentata dalla carità non cammina o cammina invano. Segue l’antologia dei testi un ricco apparato con una dettagliata cronologia della vita di Agostino e un elenco completo di tutte le sue opere.

Dettagli

1 aprile 2007
168 p., Rilegato
9788831532334

Conosci l'autore

Foto di Agostino (sant')

Agostino (sant')

354, Tagaste, oggi Souk-Ahras

Padre della chiesa di lingua latina, santo. Nacque da padre pagano, Patricius, battezzato poco prima della morte, e da madre cristiana, Monica, che ebbe un influsso decisivo sull’evoluzione spirituale del figlio. A., dopo le dissipazioni giovanili, appagò la sua ansia di certezze con la filosofia (attraverso l’Hortensius di Cicerone) e poi, nel 374, con l’adesione al manicheismo. Maestro di retorica a Cartagine (375-383), si trasferì a Roma, poi a Milano dove, per interessamento del praefectus urbi Simmaco, ebbe una cattedra di retorica (384). A Milano subì l’influsso di Ambrogio e, anche tramite suo, si rivolse al neoplatonismo (Plotino e Porfirio). Si trattò di una esperienza intellettuale intensa, che lo condusse al superamento del manicheismo...

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