La questione dello sguardo, del visibile, della cecità percorre alcuni testi decisivi all’interno della produzione di Jacques Derrida, filosofo tra i più importanti e discussi del Novecento. Intrecciandosi anche con le tematiche del tatto, della percezione, del rapporto tra empirico e trascendentale, il pensiero di Derrida possiede una valenza estetica che fino ad ora è stata oggetto di pochi studi. In un continuo dialogo con altri pensatori, da Aristotele a Merleau-Ponty, da Husserl a Nancy fino ad alcune possibilità di confronto con il pensiero cinese e giapponese, questo testo analizza la dimensione problematica del senso della vista, che da un lato si scopre da sempre abitata dal suo contrario, la cecità, e dall’altro risulta intimamente connessa con il tatto. La presenza del differente nell’identico, dell’invisibile nel visibile, del tattile nello scopico sottolinea dunque il carattere relazionale e intersoggettivo della dimensione estetica: nell’incontro e nel contatto con l’altro la presenza si scopre necessariamente costituita anche dall’assenza, la prossimità dalla distanza – in una relazione tanto indissolubile quanto vitale, che segna in modo imprescindibile la contingenza, ma anche la libertà e la ricchezza dell’essere umano.
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Anno edizione:2012
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In commercio dal:14 marzo 2012
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