Ogni libro di Goffredo Fofi è una boccata d’aria. In questo saggio è proprio di aria e di area che si parla per identificare intenti e perimetro d’azione delle minoranze: quelle minoranze di “persuasi” (e non militanti) che si battono per l’affermazione di diritti e per la diffusione di uno spirito critico, minoranze “etiche” che scelgono di essere tali per urgenza morale e non per calcolo personale. Da sempre voce fuori dal coro della cultura contemporanea, Fofi riannoda il filo di esperienze personali e sociali, che abbracciano i movimenti urbanistici e di cooperazione educativa, l’impegno politico (mai ingessato e organico ai partiti) e la vita nelle riviste, per mostrare l’accidentata evoluzione intellettuale del Paese. Si intravvedono così stili e umori di un’altra Italia, ripresasi con laboriosità ed entusiasmo — ma non dovunque — dalle macerie della guerra: in quella temperie c’era dunque già attenzione per gli ultimi e per le sacche di povertà, per le vessazioni subite e per i tentativi di resistenza a una sorte segnata.
La vocazione minoritaria. Intervista sulle minoranze
Nel dialogo tra Goffredo Fofi e Oreste Pivetta sfilano gli ultimi cinquant'anni deL nostro Paese, dalla caduta del fascismo al boom economico, da Berlinguer e Moro al craxismo, all'era della televisione commerciale e al berlusconismo, fino alla sconfitta della sinistra. Fofi rievoca le sue esperienze tra i bambini affamati di Cortile Cascino a Palermo negli anni Cinquanta e quelli dei bassi della Mensa popolare a Napoli negli anni Settanta, nei movimenti del Sessantotto e nella successiva resistenza di fronte alla caduta del sistema politico e alla dispersione dei valori morali e civili. Campeggiano le figure di grandi personaggi dell'economia, della politica e della cultura, da Olivetti a Pasolini, dalla Morante alla Ortese, da Danilo Dolci a Nuto Revelli. Uomini e donne che cercarono criticamente di indicare vie alternative - nel lavoro, nella scuola e nell'educazione, nel modello del vivere cittadino. Il fallimento del loro progressismo e la nostra incuria hanno poi consegnato il paese al degrado politico, culturale, ambientale. Ma la storia racconta anche finali differenti: basti pensare alla traccia di potente educazione morale lasciata da Aldo Capitini o dall'esempio non dimenticato di don Milani, il prete di Barbiana.
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Letteratume 24 luglio 2025La vocazione di essere fuori dal coro
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