Come in tutti i libri di Rumiz, la geografia (monti, fiume, isole, mari...) è solo un pretesto per parlare degli uomini. Toccante la parte sui migranti, e il suo "J'accuse". Stupendo, da far leggere a quanti vogliono il ponte sullo Stretto e chiudono gli occhi dinanzi ai barconi,
Una voce dal profondo
Che ne sapete voi del Nord Europa di questo mondo mediterraneo che trema, erutta, soffia e si ramifica in mille cunicoli sotterranei...
«Paolo Rumiz compie sempre una piccola grande magia, di quelle che hanno un non so che di chimerico e inafferrabile, qualcosa che pullula di inconsueto e risveglia la necessità di esplorare l'incompiuto, ma soprattutto qualcosa che rima con il nostro essere. Una voce dal Profondo, sua ultima fatica, è una riconferma luminosa e oscura di questo processo sotterraneo che ci appartiene e ci lega tutti.» - Sara Annicchiarico
L’autore sente una voce rauca che lo chiama dal fondo di un vulcano spento. Quel suono, simile a un lamento, gli ricorda che c’è una crepa che squarcia l’Italia dalla Sicilia al Friuli: quella dei terremoti. Rumiz decide di seguirla, di entrare “con la lampada di Aladino” nel mondo del Minotauro. Un viaggio, il suo, nelle fondamenta del Paese, in un inferno di linee di faglia, crateri, fiumi sotterranei, miniere, catacombe e fondali marini; in un mondo senza stelle che accende le vibrazioni più intime degli italiani, una Terra Incognita che ci porta dritto negli inferi dell’Umano e apre vertiginosi itinerari in noi stessi. Ne nasce una storia segnata “da incursioni piratesche, litanie, scongiuri, frane, abbandoni e malaffare; un’epopea di naufragi, invasioni, inaudite capacità di rinascita e paure da fine del mondo”. Uno sterminato affresco, dove il Terribile della natura è una normalità contro la quale attrezzarsi e non un’emergenza su cui speculare; una storia visionaria che, da Selinunte al santuario di Oropa sulle Alpi, incontra l’ombra di Grandi Madri, sibille e madonne, e ha per baricentro Napoli, la metropoli più sotterranea, instabile, stratificata, magmatica e contemporaneamente più teatrale d’Europa. È lì che Rumiz, ascoltando scienziati, poeti, musicisti, antropologi e abitanti di quei luoghi, approfondisce un suo approccio “geologico” all’identità nazionale.
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Matteo 01 gennaio 2025Non racconta i vulcani, ma l'umanità
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Giovanni 19 dicembre 2024L'OMBRA DELLA LUCE
Ho scelto il nome di un brano di Battiato come titolo della mia recensione, in quanto ritengo che sia molto indicativo dello spirito letterario di cui sono intrise le bellissime pagine di questo racconto. Un viaggio attraverso la "parte oscura" dell'Italia, quella volutamente dimenticata, dei movimenti tellurici e delle esplosioni magmatiche. Con una scrittura leggiadra e in molti casi altamente evocativa, immaginale, l'autore ci guida alla scoperta del mondo sotterraneo, dimora di divinità femminili primordiali, riverite eppur sepolte, in nome di una modernità omologante che ha spesso maturato la sua fortuna economica proprio nelle tragedie naturali dei sismi e delle eruzioni. Dal "ventre fecondo" meridiano all'austerità dei graniti di montagna, tutto il viaggio si svolge sotto i nostri occhi attraverso la rievocazione spirituale e materiale della Grande Madre, la Terra che nutre e distrugge al tempo stesso le sue creature, benigna e matrigna come si sarebbe detto qualche secolo fa. Per quanto in alcuni punti del viaggio ci si possa sentire smarriti di fronte agli scempi che certe politiche di ricostruzione hanno favorito, forte e verace tuona il richiamo ctonio della Mater. Una bussola primordiale che ci guida a non aver paura di scendere nelle oscurità, nelle cavità carsiche del nostro inconscio, ma a considerare questo come un riflesso di ciò che c'è sotto la superficie della crosta, invisibile eppure tangibile
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terusso 28 febbraio 2024Rumiz è tra i miei scrittori preferiti
Con i suoi racconti viaggi in prima classe restando in poltrona ed esplori non solo luoghi, ma conosci la loro storia, cultura e filosofia.
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