Come in tutti i libri di Rumiz, la geografia (monti, fiume, isole, mari...) è solo un pretesto per parlare degli uomini. Toccante la parte sui migranti, e il suo "J'accuse". Stupendo, da far leggere a quanti vogliono il ponte sullo Stretto e chiudono gli occhi dinanzi ai barconi,
Una voce dal profondo
“Ero figlio di una terra che trema. Le appartenevo e volevo vederci dentro. Entrarci, con la lampada di Aladino.” È una voce rauca, ipnotica, quella che chiama Paolo Rumiz dal fondo di un vulcano spento. Quel suono, simile a un lamento, gli ricorda che c’è una crepa che squarcia l’Italia dalla Sicilia al Friuli: quella dei terremoti. Ed è lungo quella crepa che l’autore decide di camminare, iniziando un viaggio nelle fondamenta del Paese – un inferno di crateri, miniere, linee di faglia e fondali marini che rivelano il rovescio del mondo, della nostra Italia, di noi stessi. Partendo dalla remota isola di Alicudi per risalire fino al Carso, Rumiz dipinge uno sterminato affresco, dove il Terribile della natura diventa la normalità contro la quale attrezzarsi, e non emergenza su cui speculare. Una narrazione visionaria, che raccoglie miti e folklore da Selinunte al santuario di Oropa sulle Alpi, incontrando l’ombra di Grandi Madri, sibille e madonne, e che ha per baricentro Napoli, metropoli sotterranea per eccellenza, dove il confine tra il mondo di sopra e quello di sotto è sottilissimo e le stratificazioni della storia si fanno più vive. È lì che Rumiz, prendendo a piene mani da scienziati, poeti, musicisti e antropologi, approfondisce la sua ricerca e delinea un approccio “geologico” all’identità della nostra nazione.
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Anno edizione:2025
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Matteo 01 gennaio 2025Non racconta i vulcani, ma l'umanità
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Giovanni 19 dicembre 2024L'OMBRA DELLA LUCE
Ho scelto il nome di un brano di Battiato come titolo della mia recensione, in quanto ritengo che sia molto indicativo dello spirito letterario di cui sono intrise le bellissime pagine di questo racconto. Un viaggio attraverso la "parte oscura" dell'Italia, quella volutamente dimenticata, dei movimenti tellurici e delle esplosioni magmatiche. Con una scrittura leggiadra e in molti casi altamente evocativa, immaginale, l'autore ci guida alla scoperta del mondo sotterraneo, dimora di divinità femminili primordiali, riverite eppur sepolte, in nome di una modernità omologante che ha spesso maturato la sua fortuna economica proprio nelle tragedie naturali dei sismi e delle eruzioni. Dal "ventre fecondo" meridiano all'austerità dei graniti di montagna, tutto il viaggio si svolge sotto i nostri occhi attraverso la rievocazione spirituale e materiale della Grande Madre, la Terra che nutre e distrugge al tempo stesso le sue creature, benigna e matrigna come si sarebbe detto qualche secolo fa. Per quanto in alcuni punti del viaggio ci si possa sentire smarriti di fronte agli scempi che certe politiche di ricostruzione hanno favorito, forte e verace tuona il richiamo ctonio della Mater. Una bussola primordiale che ci guida a non aver paura di scendere nelle oscurità, nelle cavità carsiche del nostro inconscio, ma a considerare questo come un riflesso di ciò che c'è sotto la superficie della crosta, invisibile eppure tangibile
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terusso 28 febbraio 2024Rumiz è tra i miei scrittori preferiti
Con i suoi racconti viaggi in prima classe restando in poltrona ed esplori non solo luoghi, ma conosci la loro storia, cultura e filosofia.
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