Voce del mare

Oltre al fascino delle storie di sirene, mi è piaciuto molto l'aspetto legato alle divinità del mare. La storia parte un po' povera di azione ma si riprende molto bene sul finale.

Natasha Bowen con “Voce del mare”, ci porta una storia che forse ricorda la sirenetta in alcuni punti, ma no, questo non è un retelling. Pensandoci, però non so dire se mi sia piaciuto oppure no. I punti di forza della sua storia sono due: l’ambientazione e la sua protagonista. Siamo in un periodo ben specifico, la storia si intreccia con uno dei periodi più brutti della nostra storia, legato allo schiavismo e alla tratta dei neri. La nostra protagonista è Simi, diventata una Mami Wata ( una sirena psicopompo che ha il compito di “traghettare” le anime degli annegati neri), ha perso tutti i suoi ricordi e ciò che prova è una profonda rabbia, una sensazione di abbandono, ed il desiderio ritornare dalla sua famiglia . È un personaggio forte, magico, potente, vero e tridimensionale. A rovinare questo libro è la volontà dell'autrice di incanalarsi per forza in un YA: l’ambientazione diventa sempre più inesistente, i personaggi si appiattiscono per diventare più che archetipi delle macchiette, la trama così scontata che il finale l'avevo capito anche se ci viene presentato come "un grande effetto a sorpresa". Di questo libro salvo solo la prima parte e sebbene ci sia un secondo volume non me la sono sentita di leggerlo.

Leggende africane e fantasy…un mix fantastico! Storia molto interessante a tratti anche crudele trattando il tema della schiavitù. Copertina bellissima!