Una voglia matta di libertà
Da alcuni anni la storiografia ha proposto la visione di una “Resistenza civile” che coinvolge in maniera corale gli italiani, non solo chi imbracciò le armi nelle bande partigiane. Tra questi resistenti, ci sono anche gli oltre 600.000 militari italiani che l’8 settembre colse senza ordini e senza una guida. Si ritrovarono in campi di lavoro nella Germania nazista, in condizioni durissime, accusati di tradimento, privati dei diritti concessi ai prigionieri di guerra. Molti dei deportati tenevano un diario di prigionia, la maggioranza erano ufficiali, più raramente sottufficiali, come Rocco Di Giuseppe. Le pagine del suo diario fanno emergere una personalità ferma, ma anche sensibile e lucidamente consapevole delle ferite devastanti inferte dalla guerra.
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Anno edizione:2026
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