Auren è un giovanotto delicato nell’animo e nel fisico, e in un villaggio remoto, dove servirebbero piuttosto spalle robuste per tendere l’arco o maneggiare la zappa, questi sono tratti spregevoli. Ma un giorno dai boschi emergono due viandanti, e in quello in blu con la veste agitata dalla brezza Auren vede l’occasione di una nuova vita. Il forestiero, invece, vede in lui il discepolo che cerca: e così, anni dopo, il novello Poeta Auren e il suo placido Sigillatore Gylleal si vedono assegnati a un abitato di campagna, col compito di donare agli abitanti opere di bellezza come sollievo dalle fatiche quotidiane (ogni altro uso del Potere, infatti, sfibrerebbe il mago). Ma presto la tranquillità si incrina: giungono voci di un’invasione, di sterminatori comandati da maghe implacabili che puntano alla giugulare del regno, catturano gli imbelli Poeti e massacrano chiunque si metta di mezzo. Con molto pragmatismo, il villaggio mette Auren e Gylleal alla porta, e i due, ai quali si unisce la scoppiettante Iria, partono per avvertire le dormienti città del regno e conferire coi propri superiori. Possibile che delle donne comandino il Potere, e con tale forza? Perché mirano ai Poeti? E le Cinque Capitali sono in grado di resistere? Il Volo del Gheppio è una storia semplice nelle premesse e ricca nelle promesse. Il primo quarto riserva tinte Cozy, ambiente bucolico e ritmo rilassato. Forse un po' troppo: qui mi è parso che la vicenda non progredisse molto. D’altronde potrei essere io ad avere un gusto eccessivo per la drammaticità. Passata questa soglia l’avventura prende velocità: tira aria di guai, e il sistema magico prende a svelarsi con lentezza sorniona. Il Volo del Gheppio ricorda le prime grandi avventure che il fantasy ha saputo regalarci. Lo consiglio a chi cerca una lettura rilassante e un po' nostalgica, mentre chi brama muscolacci, visceri sparsi e azione spasmodica dal minuto zero potrebbe non trovarli nelle quantità desiderate.
