When the Italians made computers - Giorgio Garuzzo - copertina
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Letteratura: Italia
When the Italians made computers
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Descrizione


Grazie ad Adriano Olivetti negli anni 1950 e 1960 l'Italia sviluppò un'industria dei grandi computer elettronici, ottenendo eccellenti risultati con l'"Elea", competitiva con i concorrenti americani. La scomparsa dei creatori dell'impresa e l'insipienza della classe dirigente italiana pose fine a quella intrapresa. General Electric, erede del sogno Olivetti, realizzò in Italia gli elaboratori GE 115 e GE 130, distribuiti in tutto il mondo. L'autore di questa autobiografia, allora giovane progettista nei grandi centri di ricerca dell'Olivetti, descrive azienda, macchine e protagonisti di quel periodo d'oro dell'elettronica informatica italiana. Il testo si pone come la continuazione, ma a ritroso nel tempo, del libro che l'autore scrisse sulla Fiat degli anni 1976-1996 ("Fiat. I segreti di un'epoca"); non si esime dal toccare temi scottanti, denunciando le debolezze dell'oligarchia finanziaria del paese che condusse all'abbandono del settore, e delinea i grandi temi socio-economici del tempo, dal "miracolo economico" fino all'"autunno caldo" del 1969. Si spinge fino a valutare quanti guai avrebbero potuto essere risparmiati all'Italia se avesse prevalso l'illuminata visione propugnata da Adriano Olivetti. L'ultimo capitolo racconta la cessione della telefonia Olivetti, che l'autore visse nel 1996 da vice-presidente dell'azienda d'Ivrea, ormai prossima alla fine. Prefazione di Giulio Sapelli.

Dettagli

8 agosto 2017
210 p., Brossura
9788892672031

Conosci l'autore

Foto di Giorgio Garuzzo

Giorgio Garuzzo

Giorgio Garuzzo si è laureato in Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Torino nel 1961 specializzandosi presso l’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris di Torino. Assunto nel 1962 al Laboratorio di Ricerche Elettroniche dell’Olivetti, partecipò per dodici anni allo sviluppo degli elaboratori elettronici dell’Olivetti, della General Electric e della Honeywell. A partire dal 1973 collaborò in Gilardini con Carlo De Benedetti e con lui entrò in Fiat nel 1976. Dopo l’uscita di De Benedetti, rimase in Fiat per vent’anni, in diverse posizioni che facevano diretto riferimento all’amministratore delegato Cesare Romiti, al vice presidente Umberto Agnelli e al presidente Gianni Agnelli. Le sue prime contribuzioni allo...

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