Un titolo onomatopeico, un ronzio, come quello di una zanzara che di notte zuzzurra ad un orecchio dormiente un inspiegabile messaggio. Ma forse non è altro che il suggerimento di meditazioni sull’onda della memoria, tempi e persone lontane, che solo il ricordo riporta in vita. Una recherche a zinzini, per rievocare le ragazze che alla fontana cantano una canzone a doppio senso che l’autore bambino non si spiega, o il nonno chef nei grandi alberghi, e il suo distacco per quella clientela aliena alle sue umili origini, e che finisce la sua vita all’ospizio dei vecchi. L'apparizione fantasmatica dei fuochi fatui alla finestra del seminario; la rievocazione della magia della sala cinematografica come immersione nel buio iniziatico che genera visioni; e ancora la prima macchina da scrivere, ricordi di guerra, la crociata dei bambini, ed altro in pochi cenni, a zinzini, ma evocativi di mondi e vite perdute. Il lettore attento percepisce la garbata ironia circolare, nel titolo e nei contenuti: la filosofia zen, importata nella nostra società consumistica, contempla la scelta dell’essenzialità nello stile di vita, e nel pensiero: quindi essa stessa va assunta in dosi ridotte, presa a zinzini, senza l’enfasi dei neoconvertiti nostrani, che magari ce la illustrano al bar di un centro commerciale.
