Zorba il greco

C' è un terzo personaggio in ombra che funge da molla per l’inizio della storia. Un giovane che intraprende un’esplorazione mineraria senza un programma o l’ aiuto di chicchessia. Un anziano che lo trova al porto e si offre per il lavoro. Zorba annusa il tracollo dell’impresa e teme per la sorte del “padrone”, ma il “padrone” lo rassicura: i cialtroni fanno festa. Poi ognuno per la sua strada. La traduzione dal greco ha dato valore al testo, le conversazioni tra i due sono godibilissime, ma forse l’attenzione è rivolta al villaggio, alla filosofia di vita un po’ sorpassata, o almeno lo spero. Tutti gli intrecci vengono sciolti, con qualche punta di acredine.

Simile, per tematica, a Narciso e Boccadoro (ma anche Siddartha) di Hermann Hesse. Un giovane Nikos Kazantzakis ci racconta del suo incontro con Zorba, il mentore che l'animo inquieto del giovane autore cerca per imparare l'arte della vita. Libro lento, che però da un certo punto di vista ha bisogno di questa lentezza (funzionale, forse, all'immedesimazione del lettore, chissà?!); temi, ripeto, già trattati altrove; tuttavia, piacevole, con alcune immagini molto suggestive (ad esempio, quella del ballo)

Un romanzo che insegna il valore di saper accettare le sconfitte della vita per vivere come si deve e non come si dovrebbe