Io sono un gruppuscolo: l’ultima frase del libro offre una buona chiave di lettura per decifrare questo lavoro, a conclusione di una tetralogia che ha inglobato anche una video installazione, L’etichetta autofiction è limitativa, se non fuorviante: Covacich si rispecchia in molteplici identità, che assurgono al ruolo di eteronomi e non di semplici pseudonomi. La prima parte è cronaca di un viaggio per mare che tocca le nazioni adriatiche (con digressioni sui rispettivi ambienti culturali e sui lasciti delle guerre balcaniche) e al contempo scavo interiore, con la rievocazione delle storie di famiglia e il tentativo di usare la scrittura per affrontare le paure che dall’inconscio tracimano nei sogni. Se a tratti qui il disegno meta-letterario raffredda e frammenta la narrazione, la seconda parte (Musica per aeroporti) si configura come un vero e proprio romanzo che da solo vale la lettura del libro per il modo efficace in cui affronta il tema dell’eutanasia e modella la figura della protagonista.
A nome tuo. Il ciclo delle stelle
Si comincia con un viaggio per mare. C’è una nave militare che risale la costa dall’Albania a Trieste, sulla nave uno scrittore che lungo quell’Adriatico smagliante ripercorre la storia imperfetta e dilaniata di tutte le vite di frontiera. Nascosta in cabina trova una capricciosa compagna di viaggio, eccitante come una fantasia. Lui si è imbarcato quasi per caso, recalcitrante “ambasciatore di cultura” nei paesi della costa orientale. Lei scappa e ricompare, lo attira e lo intrappola. Vuole una storia, vuole la sua. Il tema dell’identità, declinato in una storia avvincente – anzi due – si manifesta in tutta la sua complessità. Da dove veniamo, che lingua parliamo, cosa mostriamo di noi, come ci raccontiamo a noi stessi e agli altri? Un romanzo di straordinaria attualità che è un viaggio profondo nella scrittura, in cui osservare in filigrana la vita che scorre fuori e dentro i margini del foglio. “ Insieme ad A perdifiato, con cui rivelò il suo non comune talento, A nome tuo è forse il miglior romanzo di Mauro Covacich.” Angelo Guglielmi, Tuttolibri - La Stampa “ Pagine di intensa commozione, sguardi impassibili e tremendi, in un sottile gioco di specchi che anima la sua autofiction, l’intreccio tra menzogna e realtà, il rilievo di una presenza personale che è nello stesso tempo falsa e vera, tanto più falsa quanto più è reale.” Giulio Ferroni, Alias - Il Manifesto
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Lingua:Italiano
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Loris 31 ottobre 2024
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