Le velleità autoriali à la Buňuel ci possono stare e gli effetti visivi sono in effetti particolarmente ben sviluppati con colori e angolazioni originali: lo stesso prestigiatore evoca vagamente Salvador Dalí. Quando però si definisce il genere come "giallo", la trama dovrebbe esssere in re ipsa minimamente logica e comprensibile quanto meno per consentire allo spettatore di tirare le fila del "whodunnit". Qui, invece, siamo in un guazzabuglio di situazioni al cui confronto David Lynch offre una rigorosa trama cartesiana alla Ellery Queen. Anche la recitazione appare pesante per uno spettatore medio appassionato di gialli. Sicuramente una stella per la parte visiva, più un'altra per l'aura di "artisticità" che sicuramente un critico esperto di mostre del cinema apprezzerà maggiormente.
