Il libro offre un interessante confronto tra due figure che rappresentano probabilmente l'apice dell' ideale dell' eroe occidentale. Consigliato a tutti gli appassionati di epica.
Achille e Odisseo. La ferocia e l'inganno
Che cosa vuol dire essere uomini? Gettarsi a capofitto contro gli ostacoli a costo della morte, o pianificare con astuzia ogni mossa? Inseguire la verità, o manipolarla? Essere Achille, oppure Odisseo?
«Matteo Nucci racconta l'epica da narratore, mostrandoci come i grandi miti del passato siano ineguagliabili nel saper dire, oggi come allora, dell'uomo. Del suo animo, della sua finitezza e della sua inesauribile grandezza» – Gaia Manzini
«È il piú bravo, Matteo Nucci, a ricordarci, con parole precise e semplici (come quelle dei classici) chi sono gli eroi» – Valeria Parrella
Fin dall'antichità, Odisseo e Achille sono considerati i paradigmi di due modi antitetici di affrontare la vita. Da una parte un'intelligenza duttile, capace di adeguarsi alle circostanze per aggirare gli ostacoli, dall'altra la ferocia di chi pretende di dare forma alla realtà. Odisseo sa aspettare, sopportare, pur di salvarsi. Achille no, consuma l'attimo, divora la propria esistenza. Perché è troppo schietto, istintivo, collerico, almeno quanto Odisseo è prudente, strategico e ingannevole. L'uno rivolto al futuro, l'altro concentrato sul presente, sono entrambi incapaci di fare i conti con il passato. Con una narrazione coinvolgente, Matteo Nucci rivela la dimensione eterna dei due grandi eroi omerici. Modelli umani contrapposti che travalicano il mito per interrogarci, ancora oggi, su chi siamo.
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Anno edizione:2022
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Noemi 03 agosto 2025Differenze e affinità tra due eroi straordinari
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Muzio Scevola 15 luglio 2025
Libro molto interessante perché ti fa capire che Achille e Odisseo non erano i perfetti opposti, ma avevano molte caratteristiche simile, banalmente il fatto che cercarono entrambi stratagemmi per non andare in guerra contro Ilio. Unico difetto è che sono presenti molti argomenti differenti ma non perfettamente collegati tra loro
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EvadiPalma 20 settembre 2022Solo ciò che è effimero è eterno
Achille e Odisseo, uno leone, l’altro polpo, terra versus acqua, uno capace della più spietata ferocia e l’altro del più fine inganno, l’uno impulsivo, l’altro calcolatore. Due paradigmi contrapposti, la cui maggiore differenza può essere sintetizzata nella loro collocazione rispetto al tempo: immerso nell’istintivo presente, Achille e sempre proiettato al futuro, Odisseo. Pare che a causa di questa insanabile antitesi i due siano stati protagonisti di una lite talmente famosa da volare al cielo e apparire così scontata da finire per cadere nell’oblio. Ma una caratteristica essenziale avevano in comune: l’eroismo, dunque tutta la fragilità tipica dell’umano mortale, capace di imprese epiche e di scelte irreversibili. Piangono, i due eroi, in momenti cruciali e carichi di ineguagliabile tensione poetica, piangono perché sentono su di sé il peso della loro finitudine, della loro natura mortale, della loro responsabilità, della loro vita effimera (ephemera, ossia “di un giorno”), dunque della loro forza, incapace di appartenere agli dei invidiosi, che possono reiterare le scelte ed anche gli errori in eterno, senza conseguenze. Agli uomini si addice la sconfitta, non la vittoria e lo sanno bene tutte le lacrime versate da questi potenti, dunque fragili eroi umani (la specularità tra i due poemi si realizza proprio all’insegna delle lacrime). Ecce homo (molteplici i punti di contatto con le letture bibliche, per chi li voglia scorgere). Solo ciò che è effimero è eterno. Lì risiede la sacralità della vita mortale.
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