Alcione - Gabriele D'Annunzio - copertina
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Letteratura: Italia
Alcione
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Descrizione


Il fascino di "Alcione" (riproposto qui nell'edizione originale del 1904) aumenta paradossalmente man mano che se ne scoprono le fonti culturali e i risvolti formali: sistemando il quadro dei fitti echi letterari emerge un florilegio di riferimenti ai classici greci e latini e ai moderni scrittori europei. Con abilità da alchimista D'Annunzio sa ricavare dalla materia verbale delle fonti combinazioni originali e personalissime, come nella "Sera fiesolana" e nella "Pioggia nel pineto". Ma "Alcione" è anche un poema organico che, mentre descrive un'estate marina, racconta ben altro: il viaggio del poeta in una patria dell'anima, dove la Versilia si trasforma in un'Eliade popolata di fauni e di ninfe, un Eden perduto di cui resta solo la struggente nostalgia. Come viene analiticamente evidenziato nel saggio introduttivo di Pietro Gibellini, "Alcione" è il libro con cui ha fatto i conti tutta la poesia italiana del Novecento: dalle imitazioni alle parodie, dalle citazioni esplicite ai riferimenti sotterranei, è una specie di totem intorno al quale tutti hanno trovato quello che cercavano, per liberarsi dalla tradizione o per colloquiare con essa. Spesso si parla, perlopiù a sproposito, di libri "imprescindibili": "Alcione" lo è stato quant'altri mai, e forse lo è ancora.

Dettagli

15 giugno 2010
XLIX-445 p., Brossura
9788806203245

Valutazioni e recensioni

  • Immergendosi nella lettura si sente l'ispirazione da cui sono scaturiti questi versi. Paesaggi, tramonti, serate estive, sono trasposte strofa dopo strofa fino a trasformarsi in sensazioni ed emozioni. Alcune sono di immediata percezione ed arrivano direttamente, altre sono di più difficile lettura perchè colme di riferimenti mitologici, classici e storici. Una raccolta da leggere nei momenti di ispirazione sfogliando le pagine fino a giungere alla poesia che cattura l'attimo

Conosci l'autore

Foto di Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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