Sono tentato di aprire e, contemporaneamente, chiudere il discorso a proposito di questo Almeno il cappello scrivendo semplicemente che si tratta del solito Andrea Vitali, cioè che presenta le caratteristiche di tutti i suoi numerosi romanzi, non pochi e forse anche troppi, che hanno una trama che si svolge prevalentemente a Bellano, sul lago di Como, con tanti personaggi tipici di una piccola realtà sempre meno evidente in una società impersonale come la nostra. Sono tentato anche per pigrizia perché in fin dei conti le opere di questo autore lasciano ben poca traccia nell’animo del lettore, ma sono un ottimo mezzo per trascorrere piacevolmente alcune ore. Però, se mi astenessi dal comprendere il perché del successo di Vitali, di questa smania che prende chi legge a passare da un suo romanzo all’altro benché consapevole del modesto spessore letterario, non tributerei all’autore il giusto risalto che dovrebbe avere. Questa sua innata capacità di tessere una tela principale, non evanescente, anzi fitta, in cui confluiscono altre storie, semplici, ma non banali, con personaggi caratterizzati da una ben precisa personalità non è cosa che si possa incontrare facilmente, così come l’indubbio talento di narrare in modo convincente, per non dire affascinante, storie inventate e in fondo poco dotate di credibilità, sono tutti elementi per un giudizio che non deve essere superficiale. Certo in Almeno il cappello questo ragionier Geminazzi, in preda al sacro furore della musica, che fra mille difficoltà vuole trasformare una semplice fanfara in una banda di paese, sembrerebbe di primo acchito un protagonista un po’ sciapo, se Vitali non avesse l’abilità di porgli accanto delle spalle ancor più interessanti e interpreti di storie proprie. E’ forse questo il segreto del narratore comasco, cioè percorrere un sentiero principale, con brevi e rapide variazioni di percorso, che procedono quasi in parallelo, per poi confluire in un’unica strada a conclusione di un lavoro che forse non è convincente, ma è capace di attrarre in modo continuativo. Credo che Vitali più che essere definito un romanziere possa essere soprattutto considerato un affabulatore, peraltro un abile affabulatore, qualità che fra alti e bassi, ma con un livello complessivamente più che discreto caratterizza tutta la sua produzione, anche questo Almeno il cappello, capace di strappare qualche risata, ma anche di commuovere, insomma un libro senz’altro da leggere.
Almeno il cappello. Nuova ediz.
La piccola fanfara di Bellano, le aspirazioni e le ambizioni personali delle autorità e di un musicista dilettante, gli intrecci e gli intrighi della vita di paese.
«È il romanzo perfetto. Perfetto è il tono. Perfetta la concentrazione. Perfetta la trama. Perfetti i caratteri. Perfetto l'umorismo. Perfetta la malinconia. Perfetta l'anagrafe.» - Antonio D'Orrico, Corriere della Sera
«Non è tanto la storia, ma come la racconta... usa con bravura estrema le tecniche del romanzo e quelle del giallo.» - Andrea Camilleri
Ad accogliere i viaggiatori che d'estate sbarcano sul molo di Bellano dal traghetto Savoia c'è solo la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Zaccaria Vergottini, prima cornetta e direttore. Un organico di otto elementi che fa sfigurare l'intero paese, anche se nel gruppetto svetta il virtuoso del bombardino, Lindo Nasazzi, fresco vedovo alle prese con la giovane e robusta seconda moglie Noemi. Per dare alla città un Corpo Musicale degno di questo nome ci vuole un uomo di polso, un visionario che sappia però districarsi nelle trame e nelle inerzie della politica e della burocrazia, che riesca a metter d'accordo il podestà Parpaiola, il segretario comunale Fainetti, il segretario della locale sezione del Partito Bongioanni, il parroco e tutti i notabili della zona. Un insieme di imprevedibili circostanze - assai fortunato per alcuni, e invece piuttosto sfortunato per altri - può forse portare verso Bellano il ragionier Onorato Geminazzi, che vive sull'altra sponda del lago, a Menaggio, con la consorte Estenuata e la numerosa prole. "Almeno il cappello" racconta la gloriosa avventura del Corpo Musicale Bellanese, le mille difficoltà dell'impresa e la determinazione di chi volle farsene artefice. A ritmo di valzer e mazurca, con il contorno di marcette e inni, Andrea Vitali s'inventa un'altra storia tutta italiana, fatta di furbizie e sogni, ripicche e generosità, pettegolezzi e amori.
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:3
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Renzo Montagnoli 05 giugno 2018
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Dopo essere rimasta delusa dalla lettura de La leggenda del morto contento, in questo romanzo ho finalmente ritrovato lo stile che tanto amo nel nonno Vitali: leggerezza, ironia, linearità nella narrazione, personaggi talmente ben descritti che sembra quasi di averli davanti agli occhi mentre si legge! Un bel libro, che si legge con facilità, una storia che conquista il lettore dalla prima all'ultima pagina! A mio parere dovrebbe essere letto da tutti, perchè tratta comunque bei temi, in maniera abbastanza semplice
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ALESSIA VANNI 28 dicembre 2010
Finalmente un libro che può dirsi "ben scritto". Vitali ha saputo, con uno stile leggero ma mai banale, affrontare un tema probabilmente snobbato da molti, che non conoscono l'importanza sociale delle piccole realtà paesane come quelle di una banda. Il tutto, condito con un frizzante umorismo ed inaspettati risvolti finali!
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