Questa raccolta di circa quaranta poesie mantiene la cifra che è stata quella più professionalmente riconosciuta dell’autore, nell’impronta di fulminei flash fotografici o di repentine inquadrature di film. Versi brevi, separati da lunghi spazi bianchi, che ovviamente suggeriscono pause, addirittura silenzi, attribuibili a una sorta di pudore, alla paura di dire troppo. Sono tutte poesie d’amore, nella quasi totalità riferite a figure femminili, verso cui Orfini prova un forte sentimento di nostalgia e rimpianto, talvolta anche di rimorso. Il senso della caducità della vita, dell’inesorabile trascorrere del tempo e del buio della fine attraversa le pagine, cadenzando anche il ritmo dei versi: “Aspetto / la parola fine, / per dimenticare / subito”, “Notte fonda, Il sonno sopra ogni cosa, Me ne andai, Caduta libera, Inizio e fine, Scorrono anni, La vita ci lascia, Autunno, Tu non torni”, sono alcuni degli emblematici titoli di queste composizioni, in cui il senso del distacco non riguarda solo il momento conclusivo dell’esistenza, ma anche lo schermo che inevitabilmente allontana dagli altri, persino dalle persone più amate. Ogni incontro si risolve in una separazione dolorosa (“Ho attraversato / più volte / lo spazio / del tuo pensiero // fallendo / ogni volta / l’incontro”), e un’estraneità sostanziale divide anche dalla banalità quotidiana delle esistenze altrui. La madre morta dopo una lunga malattia, l’animale domestico che torna a casa dopo un’assenza perché sa di non avere più tempo davanti a sé, il figlio a cui si porge una carezza, l’amico edicolante mancato d’improvviso, e anche una bambina appena sbocciata alla vita portano tutti il segno di una fugacità malinconica e rassegnata. Immagini veloci di un film privato, in cui anche amare – come suggerisce il titolo della raccolta – è come entrare nel buio di un cinema, per rubare attimi di consolazione e di luce.
Amarti è come entrare al cinema. Poesie 1990-2018
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Mario Orfini è stato forse uno dei più grandi fotografi italiani di reportage degli anni Sessanta e Settanta. Lo testimonia il suo magnifico album di immagini, intitolato "Anni felici", pubblicato nel dicembre 2010. Alcune di quelle indimenticabili fotografie figurano anche in questo libro insolito e affascinante, un libro di poesie che Orfini ha intitolato: "Amarti è come entrare al cinema". Il Cinema, l'altro grande amore del nostro autore: dal 1978 in poi ha diretto e prodotto cinquanta film, sempre attento alla loro qualità e originalità. È Orfini che ha introdotto nel cinema la «banda Arbore» con Renzo, Roberto Benigni, Riccardo Pazzaglia, Luciano De Crescenzo e Marisa Laurito. Oltre ai film del gruppo ha prodotto o partecipato alla realizzazione di molte pellicole d'autore, compreso "Vento dell'Est" di Jean-Luc Godard ma anche "Porci con le ali" di Pietrangeli. Le poesie raccolte in questo libro parlano di amori felici e infelici ma hanno a che fare con il mondo del cinema. Certo, è soprattutto la sala cinematografica a funzionare come un simbolo. Entrarvi è dimenticare tutto, aspettando la parola «Fine». Con una nota di Mario Nicolao.
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Anno edizione:2019
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alida airaghi 30 settembre 2019
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