I Baustelle con quest'album fanno un passo indietro, abbandonano le tinte eccessivamente oscure di “Fantasma” (che pure era un ottimo lavoro), per tornare alle sonorità pop degli esordi e in particolare di “Amen”, l'album che li aveva consacrati. Il risultato è eccelso, uno sguardo acuto sulla contemporaneità e i suoi guasti. Quasi tutti i pezzi sono dei potenziali singoli di successo, oltre alle già celebrate “Amanda Lear” e “Betty”, merita tanti ascolti “Il vangelo di Giovanni”
L'amore e la violenza
Il settimo album dei Baustelle,12 brani inediti “oscenamente pop, come una bestemmia” come lo ha definito Francesco Bianconi.Prodotto artisticamente dallo stesso Bianconi e mixato da Pino "Pinaxa” Pischetola, “L’Amore e la Violenza” è lontano dalle sonorità di “Fantasma”, e più vicino alle atmosfere dei primi due album del gruppo.
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Artisti:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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luca improta 05 dicembre 2017
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FRANCESCO SFERLAZZA 12 marzo 2017
Un album che rappresenta pienamente il significato del titolo: Amore e Violenza. Sia da un punto di vista musicale, che di scrittura e temi trattati ci troviamo di fronte a un disco che rappresenta al meglio il mondo in cui viviamo. Dalla difficoltà di far durare a lungo una relazione ("Amanda Lear"), ai problemi legati all'adolescenza ("Betty"), finanche ai temi del terrorismo e dell'Europa sempre più divisa ("Eurofestival"). Davvero un bel disco! Da ascoltare con attenzione dalla prima all'ultima traccia.
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Michele Izzi 04 marzo 2017
L'album è "oscenamente pop", esattamente come diceva Bianconi. Ma nel senso migliore del termine, in quanto è sì pop, persino con sintetizzatori e ritmi elettronici, ma in pieno stile Baustelle. Con quel tocco in più che si vede, ad esempio, già nella chiusura di "Amanda Lear", simile ad una Baudelaire ammodernata, ma con spruzzi di "La canzone di Alain Delon" al suo interno. Già da qui si capisce che di "Fantasma" e dei Mistici in questo album si sentirà poco e, in effetti, a parte la De-gregoresca "Ragazzina", lo stile è totalmente discostato dagli ultimi due dischi. Però, tutto il resto è rimasto ed è più libero del solito. Personalmente ritengo "Amanda Lear"- bella comunque- tra le peggiori del disco...quindi altissimi livelli as usual. Consiglio, in particolare, "Musica sinfonica", "Eurofestival" e la droga totale "L'Era dell'Acquario", che entra in testa senza mai uscirne...Ma le citazioni a qualche anno addietro non mancano, come in "Basso e Batteria", dove è presente (e chi l'avrebbe mai notato se non ci fosse scritto) un sample di 5 secondi della sigla di "Sandokan" degli Oliver Onions..ecco, tanto per gradire. Grande disco, comunque.
Disco 1
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