Per chi ama Palermo e per chi non la conosce affatto, un romanzo che sa farti ridere di gusto e di un sorriso amaro. Il protagonista è Mimmo Calò, un eroe di borgata dei giorni nostri, circondato da femmine d'altri tempi: a partire dalla madre, la 'tirchia' per eccellenza che non sa fare neanche un caffè, alla suocera, invadente come non mai che si impossessa della sua casa, fino alla moglie, una donna con le 'palle', la peggiore specie. Lui, tra eventi inattesi e conti in rosso, tra imprevisti burocratici e peripezie, riesce a sopravvivere, ancora una volta grazie ad una femmina. Una prosa irriverente e ricca di sfumature dialettali che rende la lettura piacevole, anche per chi non mastica bene il siciliano, grazie ad un pratico glossario che spiega ogni cosa in modo spassoso. Un romanzo esilarante ma autentico.
Appalermo, Appalermo!
Finalista al Premio Opera Prima 2016
Finalista al Premio Italo Calvino.
Loforti ci trascina in un susseguirsi di vicende bizzarre che si gustano con un ritmo cinematografico. C’è la Palermo dei vicoli e delle borgate, polverosa e popolare, che ci arriva dalla scrittura asciutta e quotidiana di un palermitano sincero che ben si coniuga con i personaggi che racconta.
“Una bella e precoce capacità di osservare caratteri, rapporti umani e paradossi di una Sicilia che non è poi così lontana - per quanto stravolta - da quella di Sciascia”. - Luca Ruffinatto
Mimmo Calò ha 44 anni, pochi vizi e ventimila euro sul conto dopo vent’anni di lavoro da commentatore televisivo delle partite del Palermo. Non è calvo, ma ci sta lavorando. Ha una donna, Barbara, ma è da poco che se n’è accorto davvero. E vive nella casa che gli ha lasciato il nonno, circondato dalla carta da parati. Un ottimo lascito, se non fosse che oggi come oggi «Niente ti ricorda più della carta da parati in salotto che nella vita non hai concluso una benamata minchia». Calò è cinico e svogliato, cafone e filosofo. Rompe il ghiaccio con il politically scorrect per poi sedurti con i principi saldi: la famiglia, l’amicizia, la fedeltà. È l’eroe moderno che lascia agli altri il sogno di un chiringuito in Costa Rica, che al calcetto con gli amici preferisce le aste giudiziarie. Ed è proprio da questo anomalo hobby, e da una paternità inattesa, che iniziano le sue disavventure: aprire un locale dove servirà soltanto sfincione – una squisita pizza siciliana, molto lievitata, con pomodoro e cipolle. Da qui una cascata di problemi: mutui, fidi, permessi, burocrazia infinita, pizzo, concorrenza sleale, una rapina in banca, una pistola puntata alla tempia, l’offerta di partecipare a un «rapimento social» per saldare i debiti e sfiga. Tanta sfiga.
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Anno edizione:2016
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ELVIRA VERNE 08 maggio 2016
Ridere fragorosamente stando soli con un libro davanti non è tra le cose che succedono con più facilità. Eppure Carlo Loforti riesce a trascinare il lettore verso la più sana allegria attraverso i pensieri e le (dis)avventure del protagonista Mimmo Calò, una specie di Vincenzo Malinconico palermitano che con un linguaggio siculo al punto giusto sa farsi guardare con tenerezza anche dalle donne che invece, probabilmente, dovrebbero anche un pò pigliarlo a "timpulate".
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