Perché mai sarebbero "inutili" gli appunti scritti dal poeta triestino Virgilio Giotti, tra il 29 gennaio 1946 e il novembre del 1955? Quali oscure vicende si nascondono dietro un titolo tanto amaro e sconsolato? La risposta possiamo trovarla nella data di inizio di quest'insolito diario. Fino a quel 29 gennaio Giotti aveva, non creduto, ma almeno sperato nel ritorno dei suoi figli, Paolo e Franco, dalla Russia, dove erano stati mandati come interpreti al seguito dell'ARMIR durante la seconda guerra mondiale Paolo e Franco, da quella Russia che amavano perché in essa era nata la loro madre, Nina Schekotoff, furono inghiottiti e travolti. Dopo l'11 dicembre 1942, data dell'ultima cartolina militare di Paolo; dopo il 12 dicembre 1942, data dell'ultima lettera di Franco, le loro tracce si perdono lungo la linea del Don, nei giorni del suo sfondamento da parte dei sovietici vittoriosi e della tragica ritirata degli sconfitti. Giotti non si arrese e continuò a cercarli, a farli cercare, a scrivere a chi dalla Russia era tornato, a illudersi che almeno uno di loro si fosse salvato e che prima o poi avrebbe bussato alla porta di casa. [...]
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