La seconda guerra mondiale è finita da pochi anni, l’Italia lentamente torna alla normalità, anche se il teatro della politica è caratterizzato dallo scontro ormai aperto fra democristiani e comunisti, tenzone in cui cercano di inserirsi per rivendicare un ruolo strategico gli ex fascisti, usciti indenni da una benevola epurazione. In questo contesto nasce una vicenda che ha quasi dell’incredibile e che ha per oggetto il presunto scambio epistolare fra Benito Mussolini e Winston Churchill. L’ipotesi non è tuttavia infondata, perché c’è la certezza di una lettera inviata il 15 maggio 1940 dal Primo ministro inglese al duce e che ha unicamente come scopo quello di scongiurare la guerra fra le due nazioni; Mussolini risponde tre giorni dopo con una missiva che respinge le possibilità di una intesa senza lasciare aperta la benché minima porta. Ci si domanda, razionalmente, se questo iniziale carteggio ha avuto un seguito e infatti c’è chi poi, in modo del tutto interessato, fornisce la risposta, palesando non tanto la possibilità, ma addirittura la certezza di altra corrispondenza di cui sarebbe in possesso. Per quanto ovvio, la notizia è una di quelle che può essere considerata una bomba e di tanto se ne parlerà, e addirittura ancora se ne parla a distanza di anni dopo che la vicenda si è sgonfiata. Sì, perché si tratta di un falso, di un grossolano falso, come dimostrato dallo storico Mimmo Franzinelli grazie a una molteplicità di documenti inediti, tratti dagli archivi della Rizzoli, della Mondadori e del Foreign Office. Insomma, dopo quelle due lettere del maggio del 1940 non ci fu altra corrispondenza fra i due capi di governo.
L'arma segreta del duce
MILANO, APRILE 1945. Si apre la caccia alla borsa di Mussolini, ricolma di documenti selezionati e custoditi gelosamente dal Duce, che da quel materiale si ripropone grandi vantaggi politici. Nel dopoguerra si favoleggia di importantissime lettere di Vittorio Emanuele III, Adolf Hitler, Dino Grandi, Pietro Badoglio, De Gasperi e soprattutto di Winston Churchill. "Per l'Italia valgono più di una guerra vinta" aveva confiidato il Duce al gerarca Alessandro Pavolini. Dopo il crollo del fascismo, i documenti autentici si mescolano alle contraffazioni, dando vita a campagne scandalistiche che appassionano gli italiani. Le misteriose lettere riguarderebbero l'entrata in guerra dell'Italia nel 1940 e l'accordo segreto secondo cui, in caso di sconfitta della Gran Bretagna, Mussolini avrebbe mitigato le pretese di Hitler al tavolo della pace in cambio di concessioni territoriali. Ma cosa conteneva veramente quel carteggio? E cosa nasconde il lucroso mercato di apocrifi maturato nel dopoguerra? Che credito meritano i clamorosi documenti apparsi sulla stampa negli anni Cinquanta e che divennero oggetto di negoziazioni, ricatti, speculazioni tra Italia e Svizzera, Germania e Regno Unito? "Nell'ultimo trentennio sono fioriti servizi giornalistici e monografie talmente abbondanti da costituire un nuovo genere letterario": soltanto oggi, grazie a nuove fonti d'archivio e a una ricostruzione storica scrupolosissima, è finalmente possibile chiarire i retroscena di un caso che per settant'anni ha gettato ombre inquietanti sul nostro passato. L'arma segreta del Duce spiega chi e per quali motivi recuperò, modificò e falsificò quel materiale, in una tra le più efficaci e persistenti campagne di disinformazione dell'Italia repubblicana.
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Renzo 23 maggio 2025Un epistolario inesistente
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