Che cos'è l'identità nazionale? Cosa sono l'etnia, la cultura di una persona? Qualcosa che si trasmette? Qualcosa che si eredita? La prosa sensibilissima di Alice Zeniter disegna in modo attento e chiaro il cambiamento valoriale che si manifesta nel passaggio da una generazione all'altra, evidenziando come le risposte a queste domande non siano affatto omogenee e uguali per tutti. L'arte di perdere è una storia a tre voci, tre punti di vista, tre mondi molto diversi che solo di rado si incontrano, difficilmente comprendendosi.Il primo è fuggito dalla guerra, il secondo vuole solo dimenticare e il terzo vuole tornare indietro e riscoprire le sue radici. Un racconto che parte come una fiaba, tra le distese di uliveti e i monti della Cabilia; da un ragazzo che un giorno, al fiume con i fratelli, trova un torchio che gli donerà un'immensa fortuna, trasformandolo in uno degli uomini più ricchi dell'Algeria, capostipite di una numerosa famiglia. Ma il "maktub", così come lo ha reso ricco e potente, gli toglie tutto, facendolo precipitare nel lato sbagliato della storia e costringendolo alla fuga nella fredda Francia. In un mondo in cui l'appiattimento dell'umanità in categorie (cittadino/straniero, comunitario/extracomunitario) imperversa, fregandosene del vissuto e del bagaglio culturale della persona, un mondo in cui la rabbia e l'odio propagano con una semplicità spaventosa, questo libro è una boccata d'aria fresca. Come ha detto qualcuno, è un antidoto alla banalizzazione etnica e culturale in corso nel mondo globalizzato, sempre più radicalizzato su posizioni inconciliabili.
L' arte di perdere
Naïma è francese e pensa di non avere nulla in comune con quel paese sulla riva opposta del Mediterraneo. Fino a quando per lavoro non è costretta a visitare l'Algeria e decide di conoscere meglio la travagliata storia della sua famiglia.
«L'arte di perdere ricompone i tasselli mancanti di una famiglia, raccontando in che modo – in un battito di ciglia – si può perdere l'equilibrio e finire dalla parte sbagliata della Storia.» – Le Monde
Naïma si sente francese e non si è mai interrogata sul passato della sua famiglia. Per lei l'Algeria è una filastrocca incomprensibile cantata dalla nonna, i capelli ricci ereditati da suo padre, la schiera di zii e zie riuniti per i banchetti a base di couscous. Ma cosa significa che suo nonno era un harki ? E per quale motivo suo padre non ha mai voluto parlarle della sua infanzia? L'arte di perdere è la storia di un lungo silenzio e della volontà di colmarlo. Attraverso il ritratto indimenticabile di tre generazioni, Alice Zeniter canta l'amore di una famiglia prigioniera di un passato tenace e di una struggente voglia di libertà. « L'arte di perdere ricompone i tasselli mancanti di una famiglia, raccontando in che modo – in un battito di ciglia – si può perdere l'equilibrio e finire dalla parte sbagliata della Storia». Alí ha perso tutto. Eppure non ha mai creduto che la Storia potesse riservargli qualcosa di brutto. Non a lui che è sopravvissuto alla battaglia di Montecassino combattendo per la Francia. Non a lui, a cui il cielo ha – letteralmente – donato un torchio e Dio un primogenito bello e sano come Hamid. Ma quando nel 1962 l'Algeria ottiene l'indipendenza, Alí non è piú l'uomo onorato e rispettato del suo piccolo villaggio. Ha dovuto collaborare con gli oppressori francesi: ora nuovi oppressori lo perseguitano in nome di un'altra bandiera. Alí deve lasciare per sempre – ma questo ancora non lo sa – gli uliveti della sua amata montagna in Cabilia. Hamid è ancora piccolo quando perde tutto per la prima volta. O meglio, scambia tutto quello che ha: l'innocenza per lo spettacolo delle torture della guerra civile, la casetta sul crinale per una tenda in un desolante campo d'accoglienza, i suoi fieri genitori per due ombre svuotate da un'anonima banlieue francese. Di quello sradicamento Hamid finisce per farne una religione, condannando il paese della sua infanzia all'oblio e se stesso alla condizione permanente di straniero. Naïma ha perso l'Algeria prima ancora di poterla avere. Perché il padre Hamid non ha mai voluto raccontarle niente, sua nonna non parla la sua lingua, la metà dei suoi zii è nata in Francia, suo nonno Alí è morto da tempo e in fondo va bene cosí. Naïma è francese e pensa di non avere nulla in comune con quel paese sulla riva opposta del Mediterraneo. Fino a quando per lavoro non è costretta a visitare l'Algeria e decide di conoscere meglio la travagliata storia della sua famiglia. Anche se tutti la considerano «un'algerina» – soprattutto negli anni del terrorismo e della xenofobia che infetta l'Europa – Naïma capisce presto che un paese non è un tratto somatico e non si può ereditare.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Alessia 11 gennaio 2023
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Eric 11 giugno 2022Da leggere
«Ha scelto la nave come estremo espediente per procrastinare l’arrivo, per avere venti ore per potersi abituare all’idea che ben presto sarà dall’altra parte. L’aereo avrebbe semplicemente fracassato gli anni del silenzio». _____________ L’arte di perdere di Alice Zeniter è un libro sulle separazioni, sui rapporti umani e sul rapporto tra l’uomo e la propria terra. È proprio su questo legame e sulla ricerca di un’identità che si snoda questa storia tra le due sponde del Mediterraneo: Algeria e Francia. L’arte di perdere è un romanzo che in alcuni punti può sembrare ostico e un po’ sottotono, ma questo perché la vita delle persone non è mai lineare.
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