Atti di notai irpini. Palazzo Paulillo, Pianoforte di Petruro, Leo, Zaza, Cavalieri di Malta a Toccanisi, Gualchiera e badia a Campanariello
Il testo mette in relazione i fatti storici nazionali con quelli locali, facendo riferimento agli atti notarili rinvenuti presso l'Archivio di Stato di Avellino e Benevento. Essi danno il quadro della povertà in cui era finito l'entroterra provinciale costretto a subire le rivendicazioni di questo e di quel nobile, passato con questo o con quel sovrano. Sullo sfondo c'è sempre lo stato pontificio che perde colpi in quanto i sovrani, ora Angioini ora Aragonesi, rosicchiano in continuazione paesi alla Valle Beneventana per aggregarli al Principato Ultra, provincia del regno più prossima a Benevento. Da qui la nascita dei primi 'studi' notarili, o meglio l'ufficio notarile, inteso come mansione dei notai che iniziarono a spostarsi da Salerno nelle vicarie di Mercato Sanseverino e Montefusco e poi a stabilirsi nei paesi dopo l'arrivo di Carlo V, che portò tutte le province di mezzo soggette a Salerno. Negli anni a venire li ritroviamo stabilmente presso i comuni delle tre province distintesi nuovamente (Avellino-Benevento, Foggia e Salerno) dove operavano, trasmettendo di padre in figlio quella che divenne lo studio della professione di queste figure ormai radicati in pianta stabile in paesi strategici. È il caso dei notai napoletani della famiglia Leo che si trasferirono a Torrioni, paese a ridosso del carcere mandamentale di Montefusco, in Principato Ulteriore, futura provincia di Avellino. Notaio Donato Leo (1717-post 1752). Probabilmente originari da una antica famiglia di notai di Ostuni, ivi presenti dopo il 1583 col capostipite notaio Donato Antonio Leo, il quale redige un atto del 1608 conservato all'Archivio di Brindisi, quando i Leo compaiono da Napoli a Torrioni (Av), dando vita a una movimentata serie di atti, trasmessi di padre in figlio.
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Anno edizione:2023
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In commercio dal:1 ottobre 2023
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