Recensioni L'autodifesa di un folle

L'autodifesa di un folle di August Strindberg
L’autodifesa di un folle (Le plaidoyer d’un fou, 1887-88) è stata per decenni considerata «il libro più terribile» di Strindberg, una impietosa demistificazione del suo primo ed intenso rapporto coniugale, un disperato atto d’accusa contro il dominio della donna sul maschio, una confessione di dolore e follia. Con tale fama, il romanzo conobbe, sul finire del secolo scorso, diverse edizioni pirata, e subì anche un processo per oscenità. Oggi, in un mutato clima critico, appare come uno straordinario esempio di letteratura sperimentale, una vertiginosa e quasi dostoevskiana investigazione del «sottosuolo» umano, aperta a umori nichilisti e a lacerazioni céliniane. In questa edizione, condotta sul manoscritto originale trovato a Oslo nel 1973 nel lascito del grande pittore Edvard Munch, il lettore italiano può avvicinare per la prima volta quest’opera crudele e inquietante senza censure e in tutta la sua geniale violenza espressiva.)
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