Gli adulti, compresi i genitori, spesso chiamano "capricci" tutte quelle manifestazioni dei bambini che trasgrediscono le regole del vivere pacifico, come per esempio pianti incomprensibili, impuntature, rifiuti immotivati di mangiare, di vestirsi, di salutare, di andare a letto e altri ancora. Ma "capricci" non è la parola giusta. La verità è che ogni apparente "capriccio" è qualcosa di ben diverso, che ha un'origine in qualche modo seria. Per esempio, il pianto ha molte ragioni differenti, da un banale malessere a una paura (paura dell'abbandono, del buio, di un improvviso rumore). Né "capricci" sono le forme di aggressività, dai morsi agli spintoni, che i fratelli si scambiano per gelosia; o i nervosismi generati da eventi familiari (la malattia di un parente, la morte di un animale domestico, i dissapori fra i genitori). Questo libro aiuta a decifrare le motivazioni dei cosiddetti "capricci", permettendo ai genitori di intervenire con affettuosa sapienza ed efficacia.
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